venerdì 1 maggio 2020

ESTER MONACHINO LEGGE: "RACCONTI" DI RITA FULVIA FAZIO


Rita Fulvia Fazio, Desiderio, Racconto ***** 

Quando poesia e prosa non sono una accanto all’altra ma, innestandosi in un corpo di scrittura unitario, si fanno narrazione complementare e di compimento, quanto si legge ha un accento fortemente di rilievo. Tale è il racconto di Rita Fulvia Fazio “Desiderio”. Già l’incipit è tutto un programma: “ Era l’estate prestata alla gioia…Il pensiero aleggiava precario e incerto”. La Fazio subitamente ci immerge in un tempo sospeso, in apnea, dove la corporeità si fa basalto silenziosa ad un pensiero mobilissimo tra filosofi e scrittori di universale levatura che zampillano tra le proprie riflessioni. Riflessioni forti, esistenziali, noetiche, di quelle che, quando trovano una nicchia nella testa, si fa fatica a rilevarle tanto sono pressanti e talvolta virulente. L’aria, dunque, è rarefatta per estiva calura e per quel fuoco che, ardendo dentro, invade tutto fino a straripare fuori. “..idee a traghettarci nell’infinito indistinto…”: così la temporalità travalica se stessa nella condensazione istantanea dove il passato e il futuro sono soltanto nomi e gli avi e la figliolanza si fanno un tutt’uno. Anche chi dolcemente sta accanto può misteriosamente svanire accerchiando nella solitudine. Invero, niente cerebralismi in questo racconto: lirismo e pregnanti metafore rendono il testo fruibile e facilmente prensile. Infine i versi per camminare oltre, per dire tutto con la simbologia sotterranea: “ma io, mondo, ostinata e fiera/ ti consegno una preghiera saggia”. Qui si è in un altro universo, non più mentale ma cordiale, del cuore che sa intuire, che sa pregare. Pure è una “preghiera saggia”, integrata con l’humus riflessivo, non legata a qualsivoglia credenza religiosa, quella dell’umanità cosmica. Di un interiore unitario, si potrebbe senz’altro affermare. 

Ester Monachino



Rita Fulvia Fazio, Echi di luce Fondazione Mario Luzi Editore, 2019 

Bisogna sempre entrare in punta di piedi in un libro. Ci si unisce ad un’anima già nel lampo delle prime parole. Poi se ne sente, per sotterraneo intuire, la sacralità del respiro, l’incantamento delle visioni immaginifiche, il consuonare della musica che fa da sottofondo. Il libro è “Echi di luce” di Rita Fulvia Fazio, edito con i tipi della Fondazione Mario Luzi in Roma nella prestigiosa collana diretta da Mattia Leombruno che ne firma la prefazione e con un’acuta postfazione di Nazario Pardini. La scrittrice, che ben conosciamo nella sensibilissima anima di poeta, disegna in un turbinio d’incanti i profili d’anima dei genitori che l’assenza fa maggiormente brillare non solo nelle sfaccettature interiori ma in ciò che di loro ora viene trasfuso in simbologia, in mito. Occasione, questa, per volgersi entro se stessa, per ritrovare il proprio tempo possibile accostandosi all’universo dell’imponderabile, nella costellazione del cuore. Ora è tempo di camminarsi dentro. Rita Fulvia, riportando al presente le presenze andate, fermando il tempo, si fa potenza di visione quando scrive: “vado oltre e oltre il tempo, oltre la bellezza e la sofferenza. Io vado con la mente al cuore” (pag. 47); e ancora: “vado con la mente al cuore a illuminare poeticamente silenzi, verità, il tutto e niente di giorni rapiti dal vento dell’amore” (pag. 57). Con questo viandare interiore infinitamente si ragiona con pascaliana memoria al di là dei confini razionali, nell’universo che non separa, un universo che non è enigma ma certezza e comunione e verità profonda. Ora i ricordi non sono soltanto casa, luoghi, eventi, cibo, atmosfere nel cinetico succedersi di momenti temporali nell’istantanea di un pensiero. Ora hanno il prezioso della sostanza, hanno ritrovata l’essenza non transeunte, il contenuto in sé che non si corrompe perché si è fatto anima o meglio ha unificato la corporeità con il purissimo sentire, con la meraviglia e lo stupore di quanto è oltre l’artifizio, il quotidiano caduco ed effimero dell’oggi. La voce del padre, che risuona ancora nelle orecchie soltanto se l’orecchio attento si pone in ascolto, non riemerge da non si sa quali baratri ma è lì, tangibile, auscultabile, commista alla voce del proprio sé; voce che guida, consiglia, protegge ma al contempo libera (come leggiamo nella splendida pagina 22). Anche la madre prende ora quegli elementi che appartengono alle cose profonde e universe: siamo nel mondo dell’immaginifico, del sogno, nel luogo archetipico delle deità femminili, della sorgente mitica da cui sgorga la propria personale rivelazione. In tutto il volume si respira con la madre, onnipresente, epifania del proprio intimo sacro, campo di luce che tesse ogni istante di vita nel proprio esistere. Il volume, che è strutturato in tre capitoli ma unitario nella tematica, non può che essere espressione lirica, profondamente poetica, metaforica, allusiva. Una scrittura fluida, immediata, suscitatrice di riflessioni, di rimandi. Rita Fulvia, con il suo, ci fa riconoscere il nostro sguardo e ci fa cogliere le cadenze impalpabili delle nostre costellazioni originarie. 

Ester Monachino


2 commenti:

  1. RICEVO E PUBBLICO

    Sono dono, sorprese emozionanti, generosità, humanitas, coscienza e conoscenza, queste profonde, sentite, belle letture della dottoressa Ester Monachino su due miei racconti Desiderio ed Echi di luce. Un commovente, grato ringraziamento, signora Ester, per l'affondo perspicace che rivela e non rivela il mio interiore unitario, la noetica, l'umanità cosmica; che definisce la mia opera, di di compimento. E ancora... il mio pensiero che nel viandare interiore ragiona, indaga le cadenze impalpabili delle costellazioni originarie. "Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas". Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell'interiorità dell'uomo abita la verità. Scriveva Sant'Agostino, che, del caso, l'empatia tra scrittrice e lettrice, svela. Condivido con Nazario, ringraziandolo, e i lettori dell'Isola. Cordiali saluti. Rita Fulvia Fazio

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  2. Chiedo scusa per un mio errore. È corretto leggere:"... per l'affondo perspicace che rivela il mio interiore unitario,..." Grazie a tutti. Rita

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