TERRENO
EDIFICABILE
(a
Nazario)
Scendo
dal colle
coperto
di castagni e terra rossa
e
appena giù
mi
si fa davanti
un
campo abbandonato.
C’è
un cartello:
“terreno
edificabile”.
Ma
cos’è che vogliono costruire?
Non
ci sono palazzi
che
possano eguagliare
quello
che ho visto.
Alte,
verdi,
che
s’agitano al vento
e
danzano,
soltanto
a quelle chiome è dato
-
unendo i
rami -
farci
sentire a casa
farci
da capanna.
Il Poeta autentico è qui, in questi versi puliti come l'aria tersa di mattini che da troppi anni non conosciamo, nell'ispirazione volta al senso profondo della vita, al ritorno alle origini nella loro sacralità. Sandro, che conosco davvero in modo molto profondo, combatte da anni la sua personale 'rivoluzione poetica' con Sillogi - cito "Verticalità" e l'ultima "Titiwai" - e poesie sciolte di impatto emotivo immediato, di rapporto con l'uomo e con le storie del mondo attraverso il richiamo a madre - Natura. Nella sublime lirica postata tutto appartiene alla Natura, anche il 'campo desolato', ma esistono sei versi, che incidono le anime come lame di coltello:
RispondiElimina"C’è un cartello:
“terreno edificabile”.
Ma cos’è che vogliono costruire?
Non ci sono palazzi
che possano eguagliare
quello che ho visto."
In quei versi il Poeta rompe gli schemi, urla, piange e la sua disperazione è così forte che trafigge e induce alla riflessione. Lirica di impegno civile, quindi, ma scritta con l'inchiostro e con il sangue... Grazie, Amico mio, dai un senso a questo giorno, uguale a tutti gli altri come le aste sui quaderni dei bambini. Ti voglio bene!
E sta qui la sciagura dell'essere umano. Sta nel pensare di poter ricostruire il mondo a propria immagine, di poter dar vita ad un universo autonomo da quello già dato, con un proprio vertice ed una propria legge, lontanissime e pallidissime immagini della Legge e del Vertice già dati. Ma tant'è: i costruttori di case continueranno a costruirle ben sapendo che noi le andremo ad abitare. Sandro, da vero poeta, descrive con parole semplici e toccanti, la nostra maledizione, la radice del nostro peccato originale. Forse non c'è modo di redimersi socialmente (forse), ma guai a gettare la spugna, perché la vera costruzione è individuale.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Che bella questa immagine delle chiome degli alberi che si intrecciano formando un tetto dove ripararsi e stare sereni come nell' abbraccio di una Madre. Viene in mente il letto di Penelope che era costruito dentro un albero di ulivo e la casa crebbe intorno. Grazie, Sandro, di questi bellissimi versi. In un momento così difficile abbiamo la necessità di circondare la nostra Madre Terra con il più caro degli abbracci. Veramente complimenti di cuore.
RispondiEliminaLoredana D'Alfonso
Ringrazio sentitamente i carissimi amici Maria, Franco e Loredana, che hanno avuto la bontà non soltanto di leggermi ma di rispondermi. Sono loro riconoscente per aver apportato, ognuno secondo la propria interpretazione, un fattivo contributo alla causa della poesia e a quella dell'interrelazione dell'uomo con la vita autentica.
RispondiEliminaSandro