NAZARIO PARDINI
Nel frattempo viviamo, 2020
Recensione di Marco Zelioli
In un
mondo in cui la divisione sembra fare il bello e il cattivo tempo, “L’unica
voce / che unisce ogni elemento / è il momento dell’arte, / è il sesto senso / che
l’anima possiede” (La geometria che attorno, p.16). Così, fin
dall’inizio, si presenta l’autore, navigato cantore della vita, nella sua più
recente raccolta di poesie: Nel frattempo viviamo, Guido Miano
Editore, Milano 2020.
Nei
suoi versi, a volte sofferti ed elaborati, più spesso fluenti e di semplice
lettura, ci offre un esempio di come anche la nostalgia che sopraggiunge con
l’allungarsi dei ricordi della vita (“di foto ormai sfumate / di visi giovanili
d’altri tempi”, come scrive in Restano stanze vuote, p.19) possa essere
‘governata’ ed osservata con occhio sempre giovane, ma non ingenuo, come in
questa arguta nota: “In chiesa / si prega in silenzio / e ci si pente, / al
cimitero / ci si ripromette / di essere buoni, / nella vita / ci si odia / e si
alimentano chiese e cimiteri.” (p.65); o come in questi versi: “Spazi, culto,
pensiero, / resurrezione, mistero, / sorte, vita, / non finisce il discorso,
/ è già finita” (p.39) – o in questi
altri: “Siamo incastonati / solo per un attimo / in un’immensità di vuoto / che
per non scorarti / finge di essere blu.” (p.42). E benché gli uomini siano Miliardi ed
ancora di più (p.22) “divisi in due schiere, / quelli che mai
nati / non conobbero fine / e quelli che portano in seno / il mestiere di
esistere” (‘mestiere’ che evoca lo sconfortato modo d’intender la vita di Cesare Pavese nel suo diario Il mestiere di vivere), il Pardini
non lo vive con pessimismo, forse perché riconosce il senso della vita non in
cose grandiose, che forse sfuggono alla comprensione
umana, ma nella semplicità delle minuzie: “E l’armonia del mondo / si nasconde
/ e si confonde / in mezzo alle minuzie” (Il rustico sul colle, p.21). Minuzie come
questa, che fa insieme pensare e amaramente sorridere: “Nel foglio di quel
giornale / ha incartato due uova / la contadina. / Si intravedono / due
necrologi. / Sono serviti anche da morti.” (p.26); così da poter guardare anche
al destino quasi con leggerezza: “L’anima è come un galeotto / è sempre in
procinto di fuggire” (p.59), per cui convien prendere la vita col sorriso, vera
medicina dell’anima: “Una strada stretta e pien di ghiaia / è la vita, / nei
pochi tratti lisci appare gaia, / ma in
salita / o in qualche buca piena di motriglia, / ti scatta la tristezza e il parapiglia.
/ Ritorni addietro, cerchi un prato verde, / ma il piede ti s’affonda e ti si
perde.” (p.75). E se non tutto ciò che l’uomo osserva può farlo crescere nel
suo intimo, né può essere descritto con le parole (“Cessate, occhi, di nutrire
la mia anima! / Non ho più parole da consumare / e mi abbrucia / l’immensità
imprigionata” – L’immensità, p.105), però “nel frattempo
viviamo” (L’ombra
del fico, p.20).
Insomma,
questa “sorta di zibaldone esistenziale
in versi” – per usare un’espressione della Prefazione di Enzo Concardi
– risulta lettura insieme piacevole (anche per la venatura comico-sarcastica di
non poche liriche della seconda parte) ed istruttiva, perché, avvicinando la
vita quotidiana alla poesia, rende quest’ultima meno altezzosa o distante di
come pare a leggere altri poeti del nostro tempo.
Nazario Pardini è presente
in diverse storie della letteratura e in importanti opere pubblicate da Guido
Miano Editore, come Contributi per la
Storia della Letteratura Italiana. Il secondo Novecento, vol. IV (20203).
Ha al suo attivo molti libri di critica letteraria, racconti e poesie, di cui
cito solo le ultime tre raccolte, per lo stesso Editore: I dintorni della
solitudine (2019), I dintorni dell’amore ricordando Catullo (2019), I
dintorni della vita. Conversazione con Thanatos (2019).
Marco Zelioli
Nazario Pardini
NEL FRATTEMPO VIVIAMO
Prefazione di Enzo Concardi, 2020
Guido Miano Editore, mianoposta@gmail.com
Prof. Pardini, confesso che sfogliando il blog, mi ha incuriosito il titolo della sua raccolta che apparentemente riporta a qualcosa di quotidiano, forse prosastico, in modo letterario crepuscolare,ma il succo è la fatica e la gioia del 'mestiere di vivere' con sincerità,senza artefazioni.
RispondiElimina