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febbraio 2020
Il presente racconto, nato dall'esigenza di
scrivere un testo che traesse spunto dall’attuale crisi derivante dal
CoronaVirus, dal forzato isolamento e dalle dinamiche psicologiche e
sociali non di rado alienanti che stiamo
vivendo, è stato scritto nell'ambito
della campagna #iorestoacasaascrivere, che ho personalmente promosso sulla scia
della vasta diffusione online di quella
mediatica #iorestoacasaaleggere.
La sfida, alla base della concezione del
racconto e del suo intento espressivo, è quella di trovare spunti e
“nutrimenti” per l’ottimismo in questi frangenti messo a dura prova. Ciò ha
determinato sia l’impostazione del testo
sia la struttura, la composizione delle parti che lo costituiscono. In linea
col pensiero di Bukowski come anche di Hesse o Musil, ho ritenuto che inserire
versi poetici in una narrazione, ancorché breve, la impreziosisca. E il
racconto stesso, nel suo insieme, è un inno, fatto sia di prosa che di poesia,
di realismo e di sogno, alla possibilità della vita e della vitalità anche nel
pieno della crisi. È, in sostanza, la descrizione di una Primavera che sboccia
in ogni caso, a dispetto di tutto.
All'improvviso
i portoni si sigillarono ma si aprirono i tetti. E comparvero pianoforti sulle
terrazze e profumi di fiori, narcisi, crochi e ciliegi.Lo scrittore scrisse il
suo romanzo più bello, il poeta "L'Inno dell'Italia insidiata",
immaginandosi un'Italia già provata, adesso invasa dal serpente-virus che
insidiava e si insinuava nell'uomo-mela; Il Papa percorse le strade di Roma per
una propria personale preghiera, il sacerdote suonò fortissimo le campane. Il
cuoco rallegrò tutti con una torta a sei piani, del tipo di quelle americane,
colorate e perfette, ma a forma d'Italia e squisito era anche il suo sapore Ognuno intonò la sua canzone più alta:
e cori e canti all'unanime grido di "Andrà tutto bene!". Ogni
cellulare che si accese diventò una fiammella di cuore, a scacciare il nemico
invisibile col suo battito pulsante, mentre le infinite goccioline umorali dei
canti formarono una nube rosa, impenetrabile al Virus. Chi imitava con
rassegnata filosofia la vita del gatto, chi sulla terrazza faceva bellissimi
giardini pensili o inscenava spettacoli di sana follia, chi sempre in terrazza
aveva addirittura portato il computer per trarre ispirazione dal tramonto, cosa
che prima non aveva mai fatto. Anzi neanche si era mai accorto di quanto fosse
bello il tramonto. C'era anche chi, sempre dalla terrazza, dava lezioni di
ballo o recitava versi apotropaici:
"Ed ecco la serpe/ nel verde giardino
iniettare il suo sibilo/ nella mela respiro.
Ma andrà tutto bene:
che la voce si erga/ di regione in regione
a rendere tangibile un nemico invisibile
che questo ė l'inno/ della guarigione
Andrà tutto bene:
che la voce si erga contro il male
a infrangerne l'involucro
col suo potente stivale!".
All'improvviso i portoni si sigillarono ma si aprirono i tetti e comparvero pianoforti sulle terrazze e profumo di fiori, narcisi crochi e ciliegi.
La Primavera esplose con una forza mai vista prima. Il suo polline salvifico si andò mischiando alle note che pseudo improvvisati pifferai magici spandevano nell'aria insieme al verde grido dei grilli
mentre zagare, limoni e rosmarino crearono un mix inebriante e afrodisiaco.
Gli alberi lanciarono liane di germogli che si fecero tronco.
E comparvero pianoforti sulle terrazze e profumi di fiori, narcisi, crochi e ciliegi perché all'improvviso, se i portoni si sigillarono, si aprirono i tetti.
"Ed ecco la serpe/ nel verde giardino
iniettare il suo sibilo/ nella mela respiro.
Ma andrà tutto bene:
che la voce si erga/ di regione in regione
a rendere tangibile un nemico invisibile
che questo ė l'inno/ della guarigione
Andrà tutto bene:
che la voce si erga contro il male
a infrangerne l'involucro
col suo potente stivale!".
All'improvviso i portoni si sigillarono ma si aprirono i tetti e comparvero pianoforti sulle terrazze e profumo di fiori, narcisi crochi e ciliegi.
La Primavera esplose con una forza mai vista prima. Il suo polline salvifico si andò mischiando alle note che pseudo improvvisati pifferai magici spandevano nell'aria insieme al verde grido dei grilli
mentre zagare, limoni e rosmarino crearono un mix inebriante e afrodisiaco.
Gli alberi lanciarono liane di germogli che si fecero tronco.
E comparvero pianoforti sulle terrazze e profumi di fiori, narcisi, crochi e ciliegi perché all'improvviso, se i portoni si sigillarono, si aprirono i tetti.
15/03/2018
Tutti i diritti riservati
Legge sul diritto d'autore (L. 633/1941)
Prof.ssa Valeria Serofilli
Presidente AstrolabioCultura
Tutti i diritti riservati
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Prof.ssa Valeria Serofilli
Presidente AstrolabioCultura
Premio
Astrolabio e Incontri letterari dell'Ussero e di Palazzo Blu di Pisa
Web Site: www.valeriaserofilli.it
Web Site: www.valeriaserofilli.it
Delicata e positiva proiezione,che parte da un'anima ricca di amore, in ogni accezione possibile, limpida immagine di un incubo che si trasforma in un sogno: un portone serrato,si fa terrazza,i fiori sbocciano, la primavera esplode, i profumi si spargono ovunque, la vita riprende.Pagina godiblissima e di grande positiità.
RispondiEliminaValeria Serofili, che ho l'onore di conoscere solo su Leucade, con questo breve racconto fa dono della sua personale parabola salvifica. L'invasione del virus vede l'esplosione di una primavera più rigogliosa che mai e i Sogni degli uomini ripararsi dietro gli inni, i mantra - 'andrà tutto bene -, i terrazzi, dov'è possibile suonare in solitudine lontani dalla paura. Esistono sempre vie d'uscita. Noi aspettiamo quella definitiva e ringraziamo Valeria per la levità intensa di questo testo.
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