L’ISOLA CHE NON C’ERA
L’isola che non c’era
Si carica di fiori e frutti
non visti
Nella primavera deserta di
voci umane
Dove il silenzio finalmente
Può regnare sovrano -
Sono apparse all’improvviso
Intere silenziose famiglie di
scoiattoli
Anatre dignitose e anatroccoli
Con gli incogniti cigni
Lupi di montagna e volpi di
boscaglia
Anime di animali finalmente
felici
Degli spazi riconquistati –
sia pure manomessi
Nell’isola che non c’era
Nel cuore di ciascuno -
Forse durerà un attimo
Come il sogno del primo
mattino
O come un dolce vento leggero
Sul far della sera
Come la coda di un velo
turchino
Nel mito di fate bambine
Nel cielo dipinto del tempo
che fu
Ma sarà finalmente lo squarcio
Di un mondo possibile ancora
Solo che l’umano cammino si
accorga
Di tutto quello che di
meraviglioso ha perso
Per voler dominare il mondo
Quando poteva essere soltanto
Suo ospite gentile
Giusy mia, hai affrescato con le tue tinte magiche il mondo fiabesco che si è sviluppato 'al di là di noi'. In effetti nelle città si sono visti scorrazzare 'lupi di montagna e volpi di boscaglia', 'silenziose famiglie di scoiattoli, anatre dignitose e anatroccoli'- immagini adatte proprio alla tela di un pittore - e molti altri animali. La tua lirica, già dal titolo, è incantevole e scuote le coscienze, le sprona a riprendere l'eden perduto e, soprattutto a meritarlo. Questo fermo - vita, che si protrae, potrebbe aver rappresentato la punta dell'iceberg. La tua chiusa è il dolce allarme: potevamo essere 'ospiti gentili' di questo mondo, ma non abbiamo mai provato a capirlo. Filosofia, fiaba e soprattutto Poesia altissima nei tuoi versi. Grazie sempre... sei un dono prezioso. Ti voglio bene.
RispondiEliminaGrazie Maria ricambiol'affetto. Un abbaccio grande. Giusy
EliminaPurtroppo mi accorgo soltanto adesso di questo gioiello poetico e ne chiedo scusa. In questo momento di grande travaglio per la nostra civiltà, in cui sta venendo tragicamente frenato e imbavagliato il nostro dissacrante e borioso progetto di andare contro natura in nome di un falso concetto di libartà; in questo momento di grande confusione e di babelico caos, come d'incanto si risveglia l'"isola che non c'era", l'"isola addormentata" che invece c'è, vivendo in letargo "nel cuore di ciascuno" di noi. La Natura, ossia la Verità, si riprende i suoi spazi "nella primavera deserta di voci umane" e appaiono "all'improvviso silenziose famiglie di scoiattoli / anatre dignitose e anatroccoli / con gli incogniti cigni / lupi di montagna e volpi di boscaglia / anime di animali finalmente felici". "Forse durerà un attimo", dice Giusy, "ma sarà finalmente lo squarcio / di un mondo possibile ancora / solo che l'umano cammino si accorga / di tutto quello che di meraviglioso ha perso". Ed ecco ristabilito il sano rapporto fra realtà ed irrealtà, giacché "reale" è il mondo che ci è stato dato in dono, mentre "irreale" è l'altro, quello costruito dall'uomo, che improvvisamente, per opera di un semplicissimo virus, rivela tutta la sua fragilità. Poesia che dice pane al pane e non si nasconde dietro assurdi e criptici giri di parole. Poesia che invita all'azione ("poiein" = "fare") e che, proprio dando voce al mistero, induce a pensare, entrando filosoficamente nel cuore della vita attuale e nelle problematiche più cocenti della società.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Cara Maria e caro Franco, grazie ancora delle vostre parole. In un momento in cui mi sembrava di non riuscire a fare nulla per questo momdo dolorante, giunge la memoria del significato della poesia, o "poiesis", che dunque non solo è verbo inutile ed evasivo anzi l'esatto contrario, è fare qualcosa per la verità che siamo, e può servire anche a salvare il nostro rapporto con la natura...ma oltre la parola ci vogliono fatti e forse siamo troppo pochi, mentre l'economia pensa a ripartire allo stesso modo di prima e guanti e mascherine abbandonati inquinano di più il mondo ...Chi ci aiuterà?Io spero tanto nelle giovane generazioni e così ho regalato questo testo ai miei studenti...
RispondiEliminaCon affetto. Giusy