Virginia Murru legge la silloge
di Lino D’Amico
“Il viandante dei sogni”
In continuo divenire la poesia di Lino
D’Amico, versi che interpretano le
atmosfere intorno, scrutano nature
vissute e vagheggiate, sanno raccogliere
armonie sospese al pensiero in perenne movimento. La poesia di questa raccolta
ha portato lo scandaglio più in profondità, e ha
percorso un altro tratto del labirinto umano.
Perché la Poesia è un viaggio che segna un inizio, ma non finisce se non con
l’ultimo raggio di luce dell’autore stesso.
Ho trovato questi versi leggeri, pieni di quiete,
mentre volteggiano nell’aria e si adagiano nella mente di chi legge.
La prima impressione su questa silloge è che vi
scorrano versi più consapevoli, diretti e spontanei, ma in qualche modo più
vicini alla ratio che ai misteri dell’inconscio. Man mano che si procede nella
lettura dei testi, per chi conosce la poetica di Lino, è semplice intuire che
nel suo percorso di perfezionamento non ha rinunciato a stupirsi davanti a
certi spettacoli della natura, reali o immaginari. Nel suo animo è rimasta la
tendenza a non sovrapporre filtri ai sensi quando assorbono emozioni forti
dall’ambiente, proprio come fa un bambino che osserva il mondo e le sue cromie,
con lo sguardo puro del disincanto: "Vaghi sussurri senza
spazi/circuiscono le ombre della sera/immagini proiettate dalle pieghe del tempo/imbrigliano ridde di ricordi/nel frusciare di un sospiro/cesellano intrecci d’illusioni/nel labirinto delle emozioni...” (da: Ridde di
ricordi).
E poi prosegue
anche in questa raccolta, la ‘rassegna’ di scenari e immagini di luoghi vissuti
e mai abbandonati all’oblio, sono sensazioni lievi ma sentite, che rientrano
nella coscienza e trasfondono sicuramente quiete e rimpianto: "Mormorii di recondite emozioni/ germogliano paure, sussurrano ricordi/profughi di luci e ombre/parvenze di un tutto che sparisce/e sciama tra infidi miraggi
dispersi nel respiro di un sogno.” (da; Il vuoto del nulla).
La silloge propone tuttavia anche diversi tentativi
d’inquisire aspetti del mondo intorno e del vissuto che vanno oltre l’apparenza
e la superficie; è forse un inconsapevole bisogno d’introdursi nel versante
delle verità che la mente di solito non rende facilmente disponibili o
interpretabili. A tratti si riscontra il desiderio di andare oltre la luce
scontata delle esperienze, una visione del mondo inedita, che il poeta scopre
solo dopo un percorso di riflessioni ed elaborazione dei ricordi.
Si possono trovare altre risposte, che espresse in
versi, rivelano una lettura più affine alla circostanza vissuta, alle immagini
rimaste impresse nonostante le metamorfosi del tempo, le alternanze dei cicli
della vita. Una concezione espressa in modo chiaro, a mio parere, nella
composizione “La ragnatela del tempo”, nei cui versi si avverte il senso
dell’imponderabile che circonda la propria esistenza, quell’essere inermi
davanti alle vicissitudini del tempo, e il suo inesorabile declino in una prospettiva
che si rastrema, ma non rende la vita meno preziosa.
Il tempo è stato sempre l’elemento più
intrattabile, comunque visto come l’ineluttabile fenomeno che sfugge ad ogni
definizione: nella produzione poetica di Lino D’Amico, è qualcosa che si contrae
e rende effimero ogni passo compiuto:“Nel trascinar di passi/ il tempo declina, svapora/vacilla nell’attimo/distillando fremiti e dubbi/nell’alitare di un rimpianto “ (da:
Vacillano i pensieri).
Il tempo è la colonna sonora di questa silloge,
resta sullo sfondo, e non come semplice comparsa, esprime la sua norma in
silenzio, ma scandisce ogni fase del
quotidiano, ed impone il suo misterioso equilibrio.
E tuttavia, malgrado le incognite, la Vita, anche
in questa silloge esulta in ogni verso, anche quando la memoria sembra
racchiusa in un filo spinato di rimpianti, e il passato si rivela crudelmente
irraggiungibile, improponibile ad un rientro o cambio di scena. E’ l’animo
positivo del poeta, che non si abbandona alla negazione della luce, e in ogni
caso accetta il proprio spazio di tempo, sia pure tempestato di limiti.
E’ questa l’ultima considerazione che rimane sui
componimenti della silloge, una piacevole escursione nel pensiero e presentire
dell’autore, che senza inquietudini mette al vaglio le sue percezioni,
facendone materia d’estro e di bellezza poetica: “La fantasia di un viandante di sogni/legge nelle nuvi cullate dal vento/parole che ricamano immagini/passi che muovono certi/vita senza timori dell’indifferenza.” (da:
Il viandante dei sogni).
Virginia Murru
25 Aprile 2020-
Girasole (Ogliastra)
Bellissima l'analisi di Virginia Murru della Silloge di Lino D'Amico, che ho letto e che ritengo quanto mai aderente alle parole della nota critica letteraria. La Raccolta di liriche, proprio "quando la memoria sembra racchiusa in un filo spinato di rimpianti" - cito Virginia, dimostra che l'anima del Poeta riesce ad aprire il vaso di Pandora e a scegliere la Speranza. I suoi versi sono tesi al domani, non curvi su un presente sofferto. La forza del suo lirismo è nella capacità immaginifica, nell'apparente ermetismo, che cela l'uso dosato di figure retoriche, nella forza espressiva. Le poesie del 'Viandante di sogni' - magnifico il titolo della Raccolta! - , come sottolinea Virginia, consiste 'nell'andare oltre la luce scontata delle esperienze', nello scavo interiore incessante, nell'intimismo che non va confuso con l'intimo, in quanto è condivisibile da tutti. Credo che l'esegesi di Virginia rappresenti un ottimo, meritato tributo all'Opera del caro Amico Poeta.
RispondiEliminaLi abbraccio entrambi e ne approfitto per stringere il nostro Condottiero che rende possibile il miracolo di Leucade.