Claudio Fiorentini collaboratore di Lèucade |
Chi è la gente
La gente, la gente.. molto spesso sentiamo
dire “la gente”, ma ci siamo chiesti chi è, o a chi ci si riferisce quando si
dice “la gente”? Al mercato, per strada, in fila alla ASL, piluccando tra le
conversazioni sparse, quante volte vi capita di sentire dire quelle due magiche
parole? Sette lettere e uno spazio in terza posizione, un articolo e un
sostantivo. Ammesso che nel mondo vi siano (arrotondiamo) sette miliardi di
persone, nel momento in cui uno di noi dice “la gente”, dovrebbe riferirsi a
sei miliardi novecentonovantanove milioni novecentonovantanove mila e
novecentonovantanove esseri umani, simili in tutto e per tutto a chi ha
pronunciato quelle due parole. In realtà, la persona che dice "la
gente", è grasso che cola se si riferisce a dieci, quindici persone che
conosce o che incontra per caso sul pianerottolo, in farmacia o dal droghiere.
Insomma, la gente, per quasi sette miliardi di persone, sono: il vicino di
casa, i colleghi di cui si parla e si sparla, i genitori dei compagni di scuola
dei figli, la sarta, il dentista, l’edicolante (quello poi...)… di quante
persona può essere composta “la gente” di ciascuno? Dieci, venti, cento? Quando
sento dire “chissà cosa dirà la gente” o “la gente dice in giro” o “la gente
non si fa gli affari suoi”, so benissimo che il senso di universalità
dell’espressione “la gente” è stato impoverito. Insomma, “la gente” ci
condiziona, ma chi? Sei sette persone su sette miliardi? Arrotondando, un
miliardesimo della totalità? E pur allargando la cerchia, anche se fossero
centinaia di persone, per semplificare direi settecento (ma chi di noi conosce
e interloquisce con settecento persone?) saremmo a uno su settanta milioni. I
più fortunati, gli eremiti, non si curano di queste quisquilie, ma loro di
gente ne vedono assai poca, invece noi, comuni viventi (o comuni mortali), al
massimo potremmo sentirci condizionati da una settantina di persone, e comunque
uno su cento milioni, che non sembra un numero molto rappresentativo di ciò che
può pensare la gente.
D’accordo, mi si può obiettare che noi
prendiamo coscienza del nostro vivere grazie al mondo che ci circonda, che di
quello che fa un santone in India o un inuit cacciafoche non ce ne importa un
cetriolo, ma loro, non fanno parte anche loro de “la gente”?
Diciamocelo chiaramente: generalizzare è
un vizio, e la presunzione dell’uomo medio porta a mettere nel gran calderone
un po’ tutti.
Quindi l’uomo, totalitario per
definizione, quando dice la gente, crede di citare il tutto. Ma provate a
chiedere “la gente chi?”, vedrete che rispondono ogni sorta di castroneria,
preceduta dalla solita arrendevole locuzione “un po’ tutti…”.
E se chiedi “tutti chi?”, allora passi per
il rompiscatole di turno, e rischi di sentirti dire “ma con te non ci si può
proprio parlare!”.
Claudio Fiorentini
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