Franco Campegiani collaboratore di Lèucade |
Conosco Vito Lolli da molti anni e devo dire che, oltre ad essere lo studioso e il pensatore formidabile che qui mostra di essere, egli è un artista di sorprendenti qualità creative. Pittore appartato e fuori da ogni moda, da ogni circuito ufficiale, batte sentieri del tutto inediti e innovativi. In questo saggio straordinario, dove filosofia, mistica, scienza e analisi del linguaggio si fondono in modi stupefacenti tra di loro, egli ci informa sui risultati di una ricerca estetica che nasce e si sviluppa contestualmente al suo lavoro di artista. Il senso profondo del suo discorso va colto nell'esigenza di rintracciare la matrice delle visioni artistiche. Da dove nascono le immagini che si animano nella mente del poeta e dell'artista? Da una Memoria, egli dice, anteriore alla nascita del Tempo, una Memoria dimenticata (e addirittura "fatta per dimenticare") che è una sorta di Eterno Presente o di Coscienza Cosmica: quel Logos che, secondo l'etimo, raccoglie e tiene unite tutte le cose prima della loro caduta nello spaziotempo, ovvero prima del loro smembramento. Da qui l'esigenza del rimembrare, del riunire gli elementi dispersi, che è tipica del fare artistico. Condivido pienamente questo assunto. Da parte mia aggiungo che non è vero che lo sguardo del mitopoieta si distragga nelle variazioni del molteplice, che si perda nella frivolezza del mondo esteriore. Egli, al contrario, ha sguardi tutti puntati sull’unità del molteplice (o, se si preferisce, sulla molteplicità dell’uno). Ciò che gli interessa è di immergersi nel mondo fenomenico per prendere contatto con la radice da cui la vita viene. E’ la cosa in sé a catturare le sue attenzioni: quell’inseità che giustamente Kant ha dichiarato inaccessibile alla ragione umana, ma che è invece alla portata dell'esperienza creativa quando non sia gratuita, ma sappia porsi nel processo della creatività universale. Con buona pace di Kant, sarebbe ora di comprendere che la cosa in sé non può più venire ignorata. Oggi, più che mai, occorre ristabilire un contatto con le profonde radici dell’Essere, dando corpo ad una nuova spinta mitopoietica, di inusitate ed inedite proporzioni. Follia, si chiede Vito? Ben venga, se essa consiste nella "sospensione dell'io abituale". Solo così potremo tentare di uscire dalla palude in cui ci troviamo. Ma Vito aggiunge: "Forse l'anima dei folli non è folle. Forse la follia è il momento stesso della verità. Per quanto insensata, potrebbe avere più senso comune e sragionare meno delle persone ragionevoli". Convengo con lui. Sarebbe ora di ribaltare certi luoghi comuni. Saggezza e buon senso sono qualità dello spirito che abitano ben al di là dei confini razionali.
Franco Campegiani
Alla volta di Leucade
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