ALCYONE 2000, N° 12 - 2019 QUADERNI DI POESIA E DI STUDI LETTERARI. GUIDO MIANO EDITORE - MILANO
INDICE
CONTRIBUTI LETTERARI, TESTIMONIANZE, LETTERE DI CONSENSO ESTETICO, PAESAGGI DELL'ANIMA, PROFILI D'AUTORE, SILLOGI, ITINERARI DELLA POESIA CONTEMPORANEA
DALLA PAG. 5 della RIVISTA
LA POESIA OGGI DI NAZARIO PARDINI
Dove va la poesia oggi? Dove vanno i tentativi
rivoluzionari, intenzionati a sradicare il vecchio per il futuro del moderno? Esiste il nuovo? Il
vecchio è veramente tale? Oppure è ben
saldo in questa baraonda di scritti senza capo né coda? In questa babilonica
confusione epistemologica? C’è chi vuole ridurre l’arte del verso ad un
semplice messaggio sociale; c’è chi le vuole assegnare una funzione soggettiva
e autobiografica; chi realistica, tipo correlativo oggettivo di stampo eliotiano,
o di anceschiana memoria; c’è chi stravede per il canto di intonazione panica,
sostanziato da riferimenti bucolici a tramonti, albe, campagne, mareggiate per
farne concretizzazioni di stadi emotivi (panismo esistenziale); c’è chi ricorre
al minimalismo spersonalizzante; e chi ad un materialismo scusso senza traccia
di una pur fragile eco di epigrammatico apporto. Insomma chi più ne ha più ne
metta. Certo non è detto che lacerti di queste visioni non possano far parte di
un insieme che costituisce il nocciolo della poetica cosiddetta tradizionale:
il naturismo, il biografismo, il realismo, il memoriale, il pathos,
l’oggettivismo comunicativo... Persino il gruppo dei minimalisti, il più
reattivo, con l’impiego asettico del quotidiano ha intrapreso una strada
familiare alla tradizione che da lì è partita per l’edenico mondo della creatività. Senza contare la NOE (nuova ontologia estetica)
che, capitanata da Giorgio Linguaglossa, non ammette alcuna intrusione emotiva,
memoriale, biografica nell’accostamento al verismo. Ma il fatto sta che le tante sperimentazioni in atto non hanno
né la forza né la sostanza per sostituire una poesia ben legata alla nostra
tradizione; contaminata, magari, da una storia con le dovute personali attualizzazioni.
E credo non sia male fare tesoro di echi, pur tenendo in considerazione le
esigenze di una società che ci vuole presenti. Il nostro male, forse, è proprio
il distacco da richiami che parlano di noi e delle nostre radici. Certo è
veramente difficile raggruppare in indirizzi, in correnti, un così vario numero di scrittori il più delle
volte senza una specifica continuità, senza un “monotono” stilema per dirla con
Pavese. Se poi la poesia deve essere creazione ritmica
della bellezza 1(E. A. Poe (1809-1840), pubblicate le sue Poesie nel
1831, nel saggio postumo Il principio poetico definisce la
poesia “creazione ritmica della bellezza”, convinto che “il sentimento poetico
si ottiene nell’unione tra poesia e musica, giacché nella musica, forse,
l’anima raggiunge quasi interamente il grande fine per il quale, se ispirata da
un sentimento poetico, essa lotta… per raggiunge la creazione della Bellezza
Suprema…”), non è che le
cose si semplifichino visto che oggigiorno c’è la mania di scrivere a comando, senza
la cosiddetta ispirazione, come adempiere ad una funzione di routine, usuale,
tipo mangiare, bere, camminare; e soprattutto senza un’adeguata preparazione sul
linguismo, sulla architettura metrica, sullo studio del verbo e delle
sue callidae iuncturae (giusta parola nel verso giusto), dato che la poesia ha bisogno di invenzioni
che vadano oltre la sintassi canonica. Ma veniamo al sodo; facciamo qualche
tentativo: minimalismo, esistenzialismo, poesia civile, materialismo
naturalistico, misticismo spiritualistico, liricismo e antiliricismo,
classicismo, modernismo, post-modernismo... Tendenze assai possibili se riferite
a scrittori di un certo peso; a scrittori che con il loro bagaglio scritturale
si sono creati una netta identità: secondo Antonio Spagnuolo: 2“Scrivere
di poesia, realizzare la vera poesia, creare un testo poetico che rimanga nel
tempo e sia bene accetto ad ogni giudizio critico, presuppone un bagaglio
culturale di tutto rispetto, una preparazione classica che non abbia lacune e
che sia diuturnamente aggiornata, sia per letture di autori storicizzati, sia
per ricerca nella immersione della scrittura. La poesia cessa di essere un
discorso innocente, che destreggia fra versi approssimativi e frasi suggestive,
per cui il godimento del lettore sembra essere ammaliato dal nulla, e diviene
evidenza di musicalità nel segno dei significati e dei significanti, per
rivelare un carattere suo proprio, al di fuori dell’artificio, nella propria
invulnerabilità e nel riflesso di una innovazione sempre più penetrabile...”.
Secondo Ninnj Di Stefano Busà: 3“... Si tratta di
un’attività pseudocerebrale e linguistica che assolve questo compito, al quale
si possono aggiungere la predisposizione, il sincretismo della parola,
l’attenzione per l’arte del linguaggio, la fantasia, l’estro. In poesia, <la
parola> attende la nuova ipotesi disvelativa della sua elaborazione, che le
deriva dall’essere trascritta e trasmessa: l’input le giunge dal subconscio,
l’appello alla chiamata, preposta a formularla, origina dall’intelligenza del
cuore, che le permette di collocarsi in una sua particolarissima fisiognomica
visione particolarmente gradita al poeta. L’inettitudine umana la colloca ai
margini o la respinge, altre volte la rinnega, la contrasta, la svilisce,
quanti atti d’ingratitudine si compiono a suo danno! Quanta intolleranza,
quanto lesionismo e ignoranza è costretta a subire la poesia!...”. Secondo Giorgio
Linguaglossa: 4“L’arte e la
letteratura europea dagli anni Novanta del Novecento in poi, segnano una lenta
e inarrestabile crisi della grande cultura novecentesca? Non so, può darsi. Il
fatto indiscusso è che la poesia dell’ultima decade del Novecento sembra
avviata in una inarrestabile deriva epigonica delle grandi
direttrici della cultura novecentesca. Si profila una interminabile
cultura epigonica, la crisi di identità di una cultura.
Nel frattempo, nel 1989 crolla il muro di Berlino, scompare il limen con
la divisione in due parti dell’Europa e dell’Italia (un fenomeno simile a
quello del crollo di una diga). Ciò che in qualche modo contribuiva, almeno in
Italia, a tenere in vita una visione critica è venuto meno, in
più c’è stato l’esaurimento di un modello di sviluppo delle economie capitalistiche
del mondo occidentale e la fine della prima Repubblica.». Secondo Alberto
Mori: 5“... La possibilità contemporanea della
poesia, si inscrive in due azioni fondamentali: il lavoro sui linguaggi e
quello della testimonianza civile. La prima determina la sperimentazione attiva
della realtà attraverso la continua messa in interazione della parola con le
immagini, i suoni, la intermedialità e sinestesia dei sensi per poter essere di
continuo stimolo e presenza sulla superficie comunicativa del mondo, la seconda
deve essere un azione vigile ed intelligente sulla libertà dell’uomo, mettendo
in luce la possibilità stessa di una delle sue essenze: porre gli uomini di
fronte a sé stessi attraverso una visione di condivisione della natura
dell’esistente, qualsiasi esso sia. Vi sono poi le traiettorie nello spazio e
nel tempo che i testi tracciano attraverso i luoghi della memoria e questi
passaggi sono importanti per la formazione e l’esercizio ininterrotto dello
sguardo...”. Secondo Maria Grazia Ferraris: 6“Mi chiedo meditando e dubitando: è possibile tenere le
emozioni “fuori dalle righe”? Prova a rispondere Serena Siniscalco, quasi
a commento, ne La poesia innamora : "Vorrei parole, sol per me parole/ di nettare e
d’ambrosia, sussurrate/da labbra dolci sapide di miele,/da disfiorar di mani,
da carezze/ poi che essenziale linfa per sognare,/ come versiera, la poesia
innamora...”. Coglie magistralmente la portata delle interpretazioni e
la forza della radicalità delle affermazione il commento di Nazario Pardini,
che sottolinea il tema proposto dalla De Luca: “La parola sta alla poesia come
il colore al quadro”, ed incalza incisivamente: “È questo lo strumento
primo del poeta: la parola. Lo ha chiarito con una proporzione calzante...”. Secondo Paolo Ruffilli: 7“... La
conoscenza poetica appartiene al mondo del
singolare, dell’individuale, non è facilmente estensibile né generalizzabile.
In fondo non mi pongo il problema di far partecipare l’altro, il lettore, al
mio vissuto, ma solamente di manifestarlo, di pronunciarlo. Si può dire –
paradossalmente – che non cerco l’empatia ad ogni costo e che forse questa
neanche mi interessa. No, l’empatia non mi interessa. E la ragione è quella
dichiarata di un interesse per la gnosi. Non scrivo poesia pensando al lettore
o mosso dal desiderio di accattivarmelo. Il così detto pubblico non ha mai un
gusto proprio...”. Secondo Laura
De Luca: 8“... Nella
mentalità odierna, sono importanti le pubblicità televisive, vestiti all’ultima
moda, parrucchieri, pedicure e quant’altro: l’esteriorità della persona,
benessere. Nient’altro. Invece un Poeta non si adeguerà mai a tutte queste
miserabili meschinità. È importante vestirsi dignitosamente, mangiare,
presentarsi bene in ogni angolo del mondo, sì, è molto importante per tutti; ma
un vero Poeta ha una dimensione diversa, nel suo cervello e nel suo cuore: mi
permetterei quasi di dire “più vasta”. Tiene molto alla Vita, all’esteriorità,
ma soprattutto ai sentimenti, alle sensazioni, alle ispirazioni che lo
assalgono di continuo, di giorno e di notte...”. Mentre Marco Guzzi allarga il
discorso ad una visione gnoseologica, religiosa,
umana, e sociale: 9“... Uno degli aspetti più
inquietanti di questo tempo convulso e faticoso è la spaventosa confusione
mentale in cui stiamo precipitando giorno dopo giorno, per cui risulta sempre
più difficile non dico concordare su qualsiasi punto di discussione, ma perfino
intenderci sui concetti basilari su cui impostare un qualunque
discorso. Credo che la recente controversia nata dalla conversazione tra
il Papa ed Eugenio Scalfari sul tema del primato della coscienza individuale
mostri con chiarezza il livello di fraintendimento concettuale in cui
continuiamo a comunicare. I due interlocutori infatti parlavano evidentemente
di due cose del tutto diverse: uno si riferiva alla coscienza come sacrario
ultimo dello spirito umano, come cioè spazio di ascolto della voce di Dio in
noi, e l’altro intendeva invece quel mutevolissimo discorso interiore
dell’individuo, che il più delle volte legittima tutti i nostri più grossolani
errori...”. E Paolo Polvani: 10“... Ho sempre pensato che la
poesia, e l'arte in generale, svolgano a livello sociale quella che a livello
individuale è la funzione del sogno: libera pulsioni segrete, svela ciò che è
razionalmente inconoscibile, scarica tensioni, è specchio non solo di paure,
angosce, terrori, degli incubi che salgono dalla nostra società e dal nostro
mondo, ma anche di desideri, tensioni, traguardi, felicità. È immaginabile una
società senza musica, teatro, cinema, letteratura, arti figurative, poesia,
danza?...”.
E si potrebbe continuare all’infinito. Io penso
comunque che per una classificazione giusta e filologicamente accettabile debba
passare del tempo, affinché la storia stessa ci dica la sua su una eventuale
antologizzazione dei diversi scrittori. Le cose hanno bisogno di riposare, come
gli stessi intendimenti dei critici; solo dopo una dovuta maturazione potremo assegnare
delle giuste collocazioni. Se volete sapere la
mia, l’ho espressa più volte; riporto quello che ebbi a dire in una
intervista propostami da Lorenzo Spurio nel lontano 2012, e successivamente da
Liliana Porro Andriuoli per “BOMBA CARTA”:
11“... A cosa mi sono rifatto? Alle
memorie di quella cultura assorbita al liceo, e decantata nell’anima fino a
farsi attuale, esistenziale, autobiografica, e decisa ad uscire a nuova vita.
Mi sono rifatto alla mia storia, alla realtà di ieri e di oggi, aiutato da una
natura fattasi simbolo coi suoi squarci di luce, colle sue corse di dune e
ginestre, con le sue fughe e i suoi ritorni, coi suoi profumi e le sue ombre, a
concretizzare segmenti d’anima. Lèucade riguarda il mio credo poetico. Che cosa
sia la poesia è certamente uno degli interrogativi più annosi della storia
dell’uomo. La sola certezza comunque è che necessita, volenti o nolenti, di
realtà individuali, di singole esperienze, di vicissitudini ed emozioni
personali, per aprirsi dal memoriale all’immaginario, dalla vita al gran senso.
E questo volume (Alla volta di Lèucade) credo trovi la sua compattezza partendo
dal sapore della realtà, da ciò che conserva di primitivo per ampliarsi sempre
più verso prospettive di largo respiro, tese a farci aspirare a qualcosa che
svincoli, sleghi. E si fanno avanti il sogno, la fantasia, l’immaginario che
non riescono comunque mai a liberarsi del tutto dal bagaglio del memoriale che
ci portiamo dietro sempre più vago e nostalgico, ma vera vita, vita che resta,
filtrata dal tempo, scampata e per questo degna di esistere in noi nel bene e
nel male. E quello che ci tormenta è proprio il pensiero del suo destino. Chi
lo affida ad una fede religiosa, chi al puro sogno, chi ad una fede poetica e
chi laicamente ad un’isola quale potrebbe essere quella di Lèucade, tentativo
foscoliano come terapia al morbo del dubbio. E Lèucade rappresenta la purezza
laica, la bellezza, l’isola dell’equilibrio classico, della realizzazione del
supremo su questa nostra problematica terra; il tentativo di elevarci
laicamente al sapore del durevole. È Ulisse che riprende la sua navigazione:
“Ancora salperemo / oltre colonne, questa volta mitiche / d’impedimento ai
sogni. Là più lucido / e più eguale all’eterno sarà il liquido / dell’Oceano
aperto” (Alla volta di Lèucade: Il
ritorno di Ulisse, vv 43-47)...”. E credo fermamente che il tentativo di
rivoluzionare il canto con sperimentazioni di prosastica positura sia il modo peggiore
di rinnovare, dacché esso pretende sentimento, musica, immagine, sogno,
fantasia, e ritmo; non può il verso permettersi di andare a capo quando vuole.
Ci sono certamente dei bei 12libri da leggere atti a informare, formare,
acculturare; a raffinare le conoscenze soprattutto per chi pensa di avere assodato
la sua formazione artistica.
Nazario Pardini
___________________________________________________
1 Sandro Guarneri: Poesia e poetica. ETS. 1996
2 Nazario Pardini: Lettura
di testi di autori contemporanei vol. III, The Writer, 2019, pp. 19-20
3 Ivi, pp. 21-22
4 Ivi, pp. 24-26
5 Ivi, pp. 32-33
6 Ivi, pp. 33-36
7 Ivi, pp. 36-37
8 Ivi, pp. 41-43
9 Ivi, pp. 48-55
10 Ivi, pp. 68-72
11 Nazario Pardini: Lettura di testi di autori contemporanei, vol. I, The Writer, 2014,
pp. 647-655
12 Mario Biondi: Critica e biografia, Fara Editore, 1997; Sandro Guarneri: Poesia e poetica, ETS, 1996; G. Bàrberi
Squarotti: La cultura e la poesia in
Italia del dopoguerra, Universale Cappelli, 1968; Nazario Pardini: Lettura di testi di autori contemporanei,
vol. I e III, 2014 e 2019; G. Mazzoni: La
poesia moderna, Il Mulino, 2005.
|
Nessun commento:
Posta un commento