Come Delfini
di
Mattia
Cattaneo
COME DELFINI
Inseguiamo
la vita
dal
primo vagito.
Non
v’è creatura più
bella
di quella che nasce
e
vive, respirando di noi.
Non
v’è creatura più
bella
di quella che
lacrima
di gioia sentendosi
chiamare
“mamma”.
Come
delfini,
uscendo
dallo sciabordio d’onde,
lo
stupore accoglie
gli
abbracci del figlio.
L’incanto
negli occhi
si
fa commozione e
come
delfini,
dall’ondoso
incedere dei flutti,
ci
prepareremo al domani che sarà.
Una silloge
polisemica, polifonica, plurale, i cui versi, con ritmica ascensione verticale,
concretizzano i patemi dell’esistere. Partire da questa poesia dal valore di
eponima rilevanza significa andare a fondo da subito nel cuore della poetica di
Mattia Cattaneo, dove, la vita, con tutte le sue sfumature, viene tratteggiata
con ontologica soluzione. Sì, la vita: l’amore, la speranza, le memorie,
l’inquietudine del vivere, la coscienza del fluire del tempo si fanno tappe
focali nel processo indicativo del poièin. Come
delfini, il titolo. Immersioni e affioramenti; l’acqua vita; l’onda che
irrequieta viene e va con ritmo
infaticabile; “Come
delfini,/uscendo dallo sciabordio d’onde,/lo stupore accoglie/ gli abbracci del
figlio.”; gli affetti, i propositi, “il domani che sarà”. Un insieme di
elementi epigrammatici che si inanellano in iuncturae dal valore spirituale e
significante. Qui c’è tutto l’esistere con l’irrequietezza del fatto di
esser-ci. E l’autore la vive questa esperienza sacra e irripetibile, la vive
intensamente, dando tutto se stesso ai quesiti esistenziali: l’ieri, l’oggi e
il domani si embricano vicendevolmente per dare forza e nutrimento al cuore di
un canto che si distribuisce su uno spartito musicalmente attraente, fatto di
allunghi e rattenute, per seguire il passo ondulatorio degli stati d’animo: a
volte riflessivi, altre descrittivi, altre ancora intimistici, che, con tutta
la loro potenza emotiva, affiorano con virulenza o con dolcezza espressiva. Ogni aspetto del
vivere viene toccato con tatto ed eleganza scritturale. Si ricorre a
stratagemmi linguistici di efficace resa visiva: metonimie, sinestesie, metafore,
iperbolici allunghi allusivi, e tutto a favore di un linguismo poetico che va
oltre la semplice architettura tradizionale. Dacché la poesia deve avere
qualcosa di più della usuale grammatica poematica; per agguantare gli input che
l’anima trasmette; la parola ha bisogno di elevarsi, di allungare il tiro con
catartica intrusione emotiva. E questo fa Cattaneo. D’altronde i contenuti sono
tanti, e tanti i programmi espositivi atti a tradurli: psicologici,
psicanalitici, affettivi, rievocativi. Non di meno risaltano quelli rivolti a
aporie del quotidiano, a problematiche di grande valore umano e sociale:
Alzheimer, SM, autismo, anziani (IL PESO
DEGLI ANNI (Dedicata agli anziani): “A
passo lento,/ curvo,/ per il peso degli anni/e il lavoro dei campi/ che ha
incallito le sue mani./Una lacrima scende,/ seduto,/ su di una panchina,/
mettendo a nudo il passato…), inquinamento, contro la violenza delle donne, il
bullismo, l’adolescenza, alle vittime delle guerre. Insomma una silloge di
polisemica significanza dove l’anima spazia con tutta la sua portata inclusiva
dando contributi essenziali in vista del miglioramento di una società che tanto
ha da fare per rendersi civile. Più lirica si fa la narrazione quando il poeta
si avvicina ad immagini di amore erotico o familiare. Acchiappanti mi risultano
le poesie alla madre, dove il poeta si lascia trasportare da un flusso
emotivo-ispirativo naturale e spontaneo e dove l’aspetto lirico del canto è
sostanziato dall’apporto di un panismo esistenziale di urgente resa oggettiva: ECCOTI MADRE: “Vita che riempie/ di
spazi vuoti/l’universo che non conosco./Impenetrabile lo sguardo/del clochard
avvilito,/del povero emarginato,/del giovane bullizzato./Vita violentata/eccoti
Madre,/ancora possiedi coraggio/invitandoli a/ non consumarsi/tacendo la
disperazione.”. E’ qui che il poeta riesce a fare vera poesia anche con gli
argomenti meno poetabili; con contenuti più sociali che soggettivi. Il poeta
dimostra una grande sensibilità nel trattare tali argomenti, si fa lui stesso
vittima di bullismo o di altri torti, tanta è la passione con cui trasmette le
sue sensazioni. Sembra che la sua anima
sbrigliata da ogni condizionamento vada libera ora su mari e campagne, ora in
mezzo alla gente, per impolparsi di visioni e situazioni che intende portarsi
dietro al rientro per tradurle in poesia; in versi che musicalmente vicini a
quella che è la nostra tradizione, e lontani da ogni violenza sperimentale di
positura prosastica, si rendono
disponibili con le loro oscillazioni a reificarla appieno. Fino alla fine dove
il poeta con un canto di maestosa
intrusione emotiva riesce ad amalgamare quadri naturali e preghiera oracolare
per uomini affranti, e luoghi “dove sogni bianchi/pieni di fiori/lungo il
fossato/stanno a guardare,/ritrovo te.”.
CUSTODISCIMI
In questa terra
dove il vento passa e germoglia,
dove sogni bianchi
pieni di fiori
lungo il fossato
stanno a guardare,
ritrovo te.
dove il vento passa e germoglia,
dove sogni bianchi
pieni di fiori
lungo il fossato
stanno a guardare,
ritrovo te.
Custodiscimi,
dal pianto
verso la terra
degli uomini affranti,
(potessi anche io scorgere il loro dolore)
e rivivere così
i passi delle nostre orme.
dal pianto
verso la terra
degli uomini affranti,
(potessi anche io scorgere il loro dolore)
e rivivere così
i passi delle nostre orme.
In quel crepuscolo,
a forma di violino trasognato
si depone la purezza
di un tramonto
ed io non avrò niente
da ricordare a nessuno.
a forma di violino trasognato
si depone la purezza
di un tramonto
ed io non avrò niente
da ricordare a nessuno.
Nazario
Pardini
SEGUIVO
Seguivo
le tracce
della
nebbia,
cercando
tra cipressi
e
gelsi rotondi.
Il
sole era pallido in cielo
sospeso
oltre le nubi
mentre
i colli, lucenti
all’orizzonte
velato
erano
l’immagine
più
amata dall’attesa.
Gocce
come dardi
e
la pioggia
fu
l’attimo ribelle
del
giorno.
Il
NON MI RESTA CHE VEDERTI
Abbaglio lontano,
eco di rumori lontani
che sospirano del tuo
sentirmi voce dentro te.
Foschie profonde
si diradano nel vasto spazio
che colma il vuoto oceanico.
Non mi resta che vederti
per sfiorare l'essenza
che culla con eterne nenie
il sorriso spento dal mondo.
Ti abbraccio da qui,
dal vento insipido
di te,
di me,
tendendoci la mano
e sussurrandoci i nostri nomi.
Non mi resta che vederti
da qui,
dall'oltre del silenzio.
eco di rumori lontani
che sospirano del tuo
sentirmi voce dentro te.
Foschie profonde
si diradano nel vasto spazio
che colma il vuoto oceanico.
Non mi resta che vederti
per sfiorare l'essenza
che culla con eterne nenie
il sorriso spento dal mondo.
Ti abbraccio da qui,
dal vento insipido
di te,
di me,
tendendoci la mano
e sussurrandoci i nostri nomi.
Non mi resta che vederti
da qui,
dall'oltre del silenzio.
VERRAI
Verrai
e avrà il sapore della gioia
e i sorsi che la luna
farà del suo cielo
Dipingeranno l armonia celeste.
Verrai
e sarà come la felicità nell' attimo,
calda,
sorridente
nel suo volto.
Cieli plumbei regalerai in
un turbinio di emozioni
che pronunceranno il tuo nome.
Verrai
e la speranza di un ieri difficile
sarà la certezza in un domani migliore.
e avrà il sapore della gioia
e i sorsi che la luna
farà del suo cielo
Dipingeranno l armonia celeste.
Verrai
e sarà come la felicità nell' attimo,
calda,
sorridente
nel suo volto.
Cieli plumbei regalerai in
un turbinio di emozioni
che pronunceranno il tuo nome.
Verrai
e la speranza di un ieri difficile
sarà la certezza in un domani migliore.
ESSENZIALITA’
Unità
e spirito di condivisione
fanno
di noi anime complete,
baraonde
sonore ci accoglieranno
con
frastuoni d’amore.
Essenzialità
è creare
con
il cuore in profonda quiete
e
consapevolezza.
Strale
che colpisce e affonda
mentre
vagabondo
è
il pensiero dell’uomo
che
non assolve e s’incatena
ai
suoi stessi mali.
Effluvi
luminosi
prevarranno
su di te
e
ci uniremo in armonia.
Parole che toccano il cuore, profonda analisi che coglie appieno la silloge.
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