sabato 13 marzo 2021

LOREDANA D'ALFONSO LEGGE: "VIA ULTIMA COSTA" DI MASSIMO MARINELLI

Loredana D’Alfonso su “Via Ultima Costa” di Massimo Marinelli

 

Loredana D'Alfonso,
collaboratrice di Lèucade

Il romanzo giallo “Via Ultima Costa” dello scrittore romano Massimo Marinelli, edito dalla Iskra Editori nel 2016, è ambientato a Bosa, una cittadina della Sardegna in provincia di Oristano, che ho avuto la fortuna di visitare, anni fa, in occasione della presentazione del mio libro “L’inganno della luna”.

All’evento intervenne l’assessore alla cultura, che ci parlò a lungo di questa “altra Sardegna”, lontana dai circuiti turistici e commerciali di massa.

Avemmo la possibilità di accedere agli archivi fotografici e nella memoria sono rimaste impresse foto di fine ottocento, molto suggestive, che ritraevano il centro storico e la popolazione.

Persone genuine e molto chiuse, quasi scostanti.

Il  libro di Marinelli mi ha fatto rivivere con molta nitidezza, con i cinque sensi, questa  esperienza.

Nelle sue descrizioni ho rivisto le case multicolori del centro di Bosa, le strade lastricate a ciottoli, il lungofiume del Temo, l’unico fiume navigabile della Sardegna, fiancheggiato da palme, una vista davvero indimenticabile.

Su questo sfondo si sviluppano le vicende del romanzo, un’ intricata trama cucita, direi, con il filo grosso del buon senso popolare.

Mi è capitato di leggere il libro durante le ferie natalizie e Bosa, soprattutto la Via Ultima Costa, che dà il titolo al romanzo, mi è apparsa come un vero e proprio presepe.

Ad una ad una si accendono le lucine sotto i protagonisti, tantissimi, che vanno ad animare uno scenario di cartapesta.

I personaggi delle foto di archivio di Bosa, in bianco e nero, li ho ritrovati, intatti, nella narrazione dell’Autore.

Sono quasi tutti poveri, di umile estrazione, di apparenza ruvida e sono dipinti nelle loro occupazioni quotidiane, proprio come in un presepe vivente.

Marietta Sulas, la vecchietta che si arrampica ogni mattina sull’acciottolato del viale con la sua capretta per vendere il latte fresco; Gavino Dore, alias Barabba, il primo omicidio di Via Ultima Costa, un umile conciatore di pelli.

Non mancano, irresistibili,  i personaggi caricaturali.

E’ il caso di Don Antioco Farris, ricco possidente, diabetico e con la pressione alta, succube della moglie, la terribile Donna Bonaria Podda.

E ancora, il parroco Don Geremia Spano, un Don Abbondio di manzoniana memoria, strisciante e servile, accucciato all’ombra dei due anziani e facoltosi coniugi.

Tanti altri personaggi spuntano tra i vicoli di una Bosa al tempo del Carnevale, funestata da ben tre omicidi, ma desiderosa fin dall’inizio, di scrollarsi di dosso questi morti e di dimenticare.

Gli abitanti della cittadina non si turbano facilmente, restano quasi  indifferenti di fronte ai delitti.

Visi cotti dal sole e dal mare, guardano il lettore dalle pagine multicolori di Marinelli.

Come Ulisse Brundu, che da giovane era stato nella legione straniera e ora gestisce la trattoria al Porto Vecchio.

O, ancora, come Costantino Pruneddu, soprannominato “La Volpe” che ha aperto il Bar “L’Approdo” sul Lungofiume.

A provare a dipanare il mistero degli omicidi di personaggi apparentemente senza segreti, ci prova  l’ispettore Priamo Melis che l’autore descrive  come “secco e contorto come un ramo di olivastro”, di un’ età indefinibile.

Suo amico per la pelle è Antonello, che non è uno stinco di santo, che con la giustizia ha avuto a che fare, ma che con l’ispettore Melis è cresciuto e, insieme, sfidano i benpensanti che non trovano conveniente la loro amicizia.

Tra l’altro, i due parlano insieme di filosofia, di storia e dei massimi sistemi,  e così, sull’onda delle sue personalissime considerazioni, Priamo Melis risolve questo caso così intricato.

L’ispettore è un personaggio molto particolare, solitario, distaccato, parla spesso e, qualche volta, addirittura litiga con se stesso.

Non  mancano, come nella buona tradizione di un certo narrare in giallo (perché certamente questo romanzo è un “giallo” classico), i riferimenti al cibo ed al vino locale.

Mi sono venuti in mente Andrea Camilleri con le sue triglie, gli arancini e le sarde a beccafico e Jean Claude Izzo con i suoi piatti particolari, per metà francesi e per metà arabi.

Anche loro sono scrittori di mare.

Nel romanzo del nostro Autore si levano dai vicoli profumi di broccoli con fave e lardo per scaldarsi nel clima ancora invernale, e anche Priamo Melis non disdegna pane con pecorino e pomodori secchi, da mandar giù con un buon bicchiere di vino rosso.

E, spesso, le riflessioni dell’ispettore vengono fatte guardando un calice di Malvasia secca in controluce, osservando, assorto, il caleidoscopio di luci.

E alla fine, dopo un finale imprevedibile che ovviamente non sveliamo, che consegna al lettore la soluzione dell’enigma, le lucine del presepe di “Via Ultima Costa” si spengono una ad una ed i tanti personaggi tornano alla loro quotidianità.

Si allontanano dalla scena anche l’ispettore Melis e l’amico Antonello. Cito l’Autore in un finale che dipinge molto bene la comunità di Bosa, così come Massimo Marinelli l’ha voluta descrivere.

“Escono di scena anche le grandi e piccole vigliaccherie, gli infingimenti, le debolezze e le vergogne degli altri protagonisti, sentimenti questi ultimi che accompagnano da sempre la vita degli uomini, come pure quella comunità che, con saggio ed equilibrato distacco, ha fatto da cornice alle nefandezze fin qui narrate”.

Loredana D’Alfonso

 

 

 

 

1 commento:

  1. Loredana bella, il tuo excursus attraverso gli eventi che abbiamo vissuto con molti amici, continua con Marinelli, ottimo giallista, che hai rivisitato, come sempre, per mantenere vivo il rapporto con gli scrittori e i poeti anche in questo tempo che resta buio e senza possibilità di tornare a spalancare le ali. Con il tuo dire magistrale esegui l'analisi del testo ed entri nella cittadina di Bosa, teatro dei fatti, descrivendola con le incantevoli pennellate che ti contraddistinguono. Sai dare alle tue recensioni tocchi lirici e possiedi una capacità di sintesi che desidererei tanto avere. Ti ammiro infinitamente e lo sai. Il tributo a tanti Autori è un'idea che ti rende speciale. Il cordone ombelicale con la tua passione resta saldo e recuperi sogni che sembravano addormentati. Grazie a te e al caro Massimo, che sarà estremamente felice. Abbraccio voi e il nostro Capitano, che consente di risvegliare i Sogni...

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