Due racconti come esperimento di scrittura a quattro mani (Conte- Rizzi).
C'è un unico incipit (definito da una linea di
puntini) e due svolgimenti/conclusivi diversi, uno da ciascuna di noi. La firma
è comune e pseudonimo. Lillà/ Margherita.
Ciao, grazie , a nome di Edda e Maria
Svolgimento 1 A MODO SUO
Sono le 21. La ragazza ha appena finito di cenare.
La sua attenzione è
tutta rivolta al notes che porta sempre
con sé.
La mente percorre i
sentieri della immaginazione...
Il piatto con le bucce della mela è proprio lì, dove lei si prepara a scrivere,
ma non ne è disturbata, non ha nessun odore e forse lei nemmeno lo vede. La
mente è altrove, eppure questa ragazza
ha la netta sensazione di non essere
sola . C'è una sedia, anzi, due sedie, una alla sua destra l'altra a
sinistra...Lei sente una presenza , alla sua sinistra, e non è la prima volta.
Succede.
Succede soprattutto
quando è seduta a tavola.
Il tavolo , antico, è a tre gambe, sai, uno di quei tavolini
per le sedute spiritiche.!
Nella mente si accende una scintilla, una piccola idea
nella fantasia sempre pronta a divagare, come per un ordine impartito dal
silenzio. Alle spalle il tic tac
dell'orologio. Concilia.
L'invisibile è lì, annulla tutto, tranne il pensiero di sé,
e l'attrae, così come a sua volta ne è
attratto. Istintivamente lei si gira verso sinistra: c'è la sedia vuota, al
solito posto. Intanto l'idea è svanita.
La ragazza ora vede
il tavolo ingombro, il bicchiere sporco di rossetto, i resti della frutta nel
piatto, un pezzetto di pane avanzato... Il silenzio è vuoto e lei si sente stranamente sola.
E' sola, così ha scelto. Qualche volta ha dei ripensamenti: sono i periodi che lei definisce di pazzia . Sopravviene all'improvviso un disinteresse per tutto , sente allora solo la voglia di divertirsi; esce, ogni sera, con amici o amiche, o anche con chi capita. Questo è il momento che lei dice il richiamo dell'utero e lo dice con accento sarcastico, come se parlasse di uno dei suoi personaggi.
Tuttavia la pazzia è di poca durata. Lei ama il suo lavoro,
la fa sentire onnipotente; è lei che fa
nascere e morire, lei che rende felici o disperate le persone.
Grande soddisfazione quando il personaggio, generalmente
maschile, soffre per amore. Magari lo ha
lasciato la donna amata...o peggio.
Ma non è , la sua,
autoaffermazione femminista, è invece una specie di sadismo di cui nemmeno si
rende conto.
Quando era bambina,
a casa di certi parenti, in campagna, voleva assistere all'uccisione del
maiale; quei gridi, quasi umani, le piacevano...li chiamava "il canto del
porco morente". Poi, con sorpresa di tutti rifiutava di assaggiare la
carne saporita, le salsicce, il prosciutto...
Non partecipava a quella che per gli altri era una festa,
la conclusione di tanti mesi di lavoro per ingrassare il porco.
Certe anomalie del carattere nel crescere si sono
accentuate, e la famiglia, a dire il vero, non ha fatto molto per correggerle.
Di lei si diceva- è fatta a modo suo- e così,
a modo suo si è fatta adulta.
Un tipo strano? Mah, di stranezze è pieno il mondo. Diciamo piuttosto : una
personalità al di fuori del comune.
.......
La solitudine è il suo mondo quotidiano, le
sue "stranezze" sono quella
parte di sé a cui non sa né può rinunciare, però non le impone a
nessuno; libertà assoluta di pensare e di agire, questo il suo motto e questo
le basta.
Vive felice? Sì, a modo suo. Non crede alla felicità.
-.... non so cosa è la felicità- afferma con grande
sicurezza .
E' davanti alla porta di casa , e questo è il suo commento
al lungo discorso ,quasi filosofico,
fatto dall'uomo che l'ha accompagnata...
- mi fai salire?- propone a questo punto lui, con aria complice.
Una risata cattiva è la risposta di lei mentre si chiude il
portone alle spalle.
Canta a tutta voce, sotto la doccia; si specchia, si
pettina i lunghi capelli con cura,
pensando ad altro. Poi: -Sei bella, ma non mi incanti, dice allo specchio.
(Si volta di scatto, sente che ci siamo....non ci vede. Fa
spallucce, come una bimba ,ed esce dalla stanza.
Dove vai, è ora di dormire! le diciamo.)
Lei va nello
studio, illuminato a giorno. Prende il solito notes e comincia a scrivere. Ecco un'altra delle sue stranezze: scrive sulla carta mentre ha
davanti un bellissimo P.C.!
(Ci piacerebbe leggere quello che scrive, ma non si
può...aspetteremo di vedere la sua
reazione, tra poco...)
.....................................................................................................................................................
Ma anche il subconscio talora subisce sconfitte.
La ragazza ha una volontà più forte di "quella
presenza" che sente ma non accetta: la rifiuta come prodotto di una realtà
che non condivide.
L'invisibile, come
lei definisce tutto ciò che non può toccare, per lei non esiste e
pertanto tutto ciò che sembra essere non è.
La mente respinge ciò che la mente stessa suggerisce.
"Quella presenza" si è moltiplicata; non vuole
esserne vittima.
Ricorda le lezioni di vita di sua madre, sempre così
attenta, precisa, perfetta in tutto.
-Devi fare come tua madre...- si è sentita ripetere sempre,
ossessivamente.
Ne era scaturita una ribellione silenziosa, ma decisa e costante, un voler fare "a modo suo". Come risposta all'ordine quasi maniacale subito negli anni della fanciullezza , era diventata amante del casual estroso, dall'abbigliamento al comportamento, fino alla conversazione, dove si distingueva per l'originalità delle idee , spesso assurde, nel modo stesso di esporle.
Sono passati gli anni e ormai non lega più con nessuno. E'
quella che si dice un "bastian contrario" e, poco gradita , si è trovata un giorno del
tutto isolata.
Forse inconsciamente
si è creata una presenza amica
-invisibile , appunto-, ma anche con questa fa a modo suo: non la
riconosce e anzi la sfugge.
Oggi improvvisamente
accade qualcosa. Non è più una sola presenza, ma più presenze...e, cosa
straordinaria davvero, lei ne
"sente" le voci: una maschile e una femminile. Le sembrano voci note, ma non le riconosce e
non riesce a capire quello che dicono.
Si è seduta alla consolle per scrivere, ma quel confuso
mormorio alle spalle la distrae. Non riesce
a riprendere il filo del narrato, è anche insoddisfatta di quanto ha
scritto. La mente evade.
Le sembra di udire
ancora le appassionate argomentazioni del compagno della serata. Le sembra di
riudire anche la sua risata cattiva.
Tutto questo le
ricorda qualcosa.
Come definiva gli urli del maiale là nella stalla, dai
parenti in campagna? Sì...erano "il canto del porco
morente...". Quanti rimproveri le avevano fatto per queste parole ! L'avevano fatta sentire un essere
spregevole, tanto diversa da tutti loro, dalla mamma, così delicata,
signorile!
Poi la fuga. Ecco, proprio questa parola ha usato l'amico
stasera, giù, sotto casa. Era fuggita,
sì, lo ammette con se stessa ora, questa sera che qualcosa le è accaduto, qualcosa di strano davvero.
Nel silenzio il suo
passato parla...e nel silenzio lei riflette.
Ormai non ha più bisogno del notes. Prende il mouse, apre
un nuovo file e, per la prima volta comincia a narrare battendo sui tasti.
Ha in mente un'altra storia, e sarà del tutto diversa dalle
altre.
Ora il silenzio, un silenzio buono, finalmente l'avvolge.
-Fine
Svolgimento 2
Emozioni in cerca d’Autore
Sono le 21. La ragazza ha appena finito di cenare. La sua
attenzione è tutta rivolta al notes che
porta sempre con sé. La mente percorre i
sentieri della immaginazione...
Il piatto con le bucce della mela è proprio lì, dove lei si prepara a scrivere,
ma non ne è disturbata, non ha nessun odore e forse lei nemmeno lo vede. La
mente è altrove, eppure questa ragazza ha la netta sensazione di non essere sola . C'è una sedia, anzi, due
sedie, una alla sua destra l'altra a sinistra. Lei sente una presenza alla sua
sinistra, e non è la prima volta. Succede.
Succede soprattutto quando è seduta a tavola.
Il tavolo, antico, è a tre gambe, uno di quei tavolini per
le sedute spiritiche.
Nella mente si accende una scintilla, una piccola idea
nella fantasia sempre pronta a divagare, come per un ordine impartito dal
silenzio. Alle spalle il tic tac
dell'orologio. Concilia.
L'invisibile è lì, annulla tutto, tranne il pensiero di sé,
e l'attrae, così come a sua volta ne è
attratto. Istintivamente lei si gira verso sinistra: c'è la sedia vuota, al
solito posto. Intanto l'idea è
svanita.
La ragazza ora vede
il tavolo ingombro, il bicchiere sporco di rossetto, i resti della frutta nel
piatto, un pezzetto di pane avanzato... Il silenzio è vuoto e lei si sente stranamente sola.
E' sola, così ha scelto. Qualche volta ha dei ripensamenti: sono i periodi che lei definisce di pazzia. Sopravviene all'improvviso un disinteresse per tutto, sente allora solo la voglia di divertirsi; esce, ogni sera, con amici o amiche, o anche con chi capita. E’ il momento che lei definisce ‘il richiamo dell'utero’ e lo dice con accento sarcastico, come se parlasse di uno dei suoi personaggi.
Tuttavia la pazzia è di poca durata. Lei ama il suo lavoro,
la fa sentire onnipotente; è lei che fa nascere e morire, lei che rende felici
o disperate le persone.
Grande soddisfazione quando il personaggio, generalmente
maschile, soffre per amore. Magari lo ha
lasciato la donna amata... o peggio.
Ma non è, la sua,
autoaffermazione femminista, è invece una specie di sadismo di cui nemmeno si
rende conto.
Quando era bambina, a casa di certi parenti, in campagna,
voleva assistere all'uccisione del maiale; quei gridi, quasi umani, le
piacevano, li chiamava "il canto del porco morente". Poi, con
sorpresa di tutti rifiutava di assaggiare la carne saporita, le salsicce, il
prosciutto...
Non partecipava a quella che per gli altri era una festa,
la conclusione di tanti mesi di lavoro per ingrassare il porco.
Certe anomalie del carattere nel crescere si sono accentuate,
e la famiglia, a dire il vero, non ha fatto molto per correggerle. Di lei si
diceva - è fatta a modo suo -, e
così, a modo suo si è fatta adulta. Un tipo strano? Mah, di stranezze è
pieno il mondo. Diciamo piuttosto : una personalità fuori del comune.
* * * *
La solitudine è il suo mondo quotidiano, le sue "stranezze" sono quella parte
di sé a cui non sa né può
rinunciare, però non le impone a nessuno; libertà assoluta di pensare e di
agire, questo il suo motto e questo le basta.
Vive felice? A modo suo. Non crede alla felicità.
-... Non so cosa la felicità -, afferma con grande
sicurezza .
E' davanti alla porta di casa, e questo è il suo commento
al lungo discorso, quasi filosofico, fatto dall'uomo che l'ha accompagnata.
- Mi fai salire? - propone a questo punto lui, con aria
complice.
Una risata cattiva è la risposta di lei mentre si chiude il
portone alle spalle.
Canta a tutta voce, sotto la doccia, si specchia, si
pettina i lunghi capelli con cura,
pensando ad altro. Poi: - Sei bella, ma non mi incanti -, dice allo specchio.
Si volta di scatto, sente che ci siamo… non ci vede. Fa
spallucce, come una bimba, ed esce dalla stanza.
- Dove vai, è ora di dormire!-
Ma lei va nello studio, illuminato a giorno. Prende il
solito notes e comincia a scrivere. Ecco
un'altra delle sue stranezze: scrive
sulla carta mentre ha davanti un bellissimo computer!
Ci piacerebbe leggere quello che scrive, ma non si può... aspetteremo
di vedere la sua reazione, tra poco…
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… Stanotte ci faremo vivi.
Lei è immersa nella narrazione, si impegna in infiniti
tentativi per uscire dall’infida palude delle sue elucubrazioni. Come in tante
altre storie della sua vita nello scrivere le onde emotive si frangono contro
le sponde della volontà di far prevalere il senso pratico.
Ci ha distrutti in tanti. Ignorando la realtà che i
personaggi, una volta creati esigono rispetto. Acquistano una loro autonomia e
vogliono conoscere le svolte delle loro vite. Anche se si tratta di esistenze
nate sui fogli dei notes.
Lei crede di poterci trattare come gli amici di un giorno o
di una notte, ma noi abbiamo desideri,
progetti, emozioni e non intendiamo farci da parte.
Mentre è china sui fogli la ragazza avverte le presenze. Si
guarda intorno irritata. Cancella un’ intera pagina in preda al suo delirio di
onnipotenza. Prova a riscrivere, ma loro la distraggono.
Si alza, va in cucina a prepararsi un caffè forte per darsi
una scossa, ritrovare la concentrazione.
Al ritorno nello studio la scrivania è in disordine, la
sedia è spostata e il notes è chiuso.
- Sono la donna che
sognava una grande storia d’amore -, sente dire da una voce
suadente. - Che fine ho fatto? La tua
determinazione a evitare i sentimenti forti non può condizionarmi. Mi hai
abbandonata mentre stavo per incontrarlo. Sono la Passione, non merito di
essere cancellata dalla tua stupida penna -
Lei per qualche istante si sente simile a Virginia Woolf,
ma riprende subito il controllo. - La stanchezza gioca brutti scherzi -, pensa,
mentre riapre il notes e cerca di riprendere il filo della storia.
Loro la circondano. Li sente e i pensieri si spengono uno
dopo l’altro.
Il caffè non la aiuta. Si convince che certe notti
concedano meno libertà del giorno.
Le sembra di sentire un’altra voce, delusa - Se scegli di mandare in frantumi la tua
vita non farci nascere. Io ero destinato al sogno di scrivere poesie. Mi hai distrutto
di colpo. Il Sogno non merita simili maltrattamenti. Ormai sono vivo a attendo…
-
Lei si convince di essere molto stanca. Voleva creare
l’ennesimo uomo maltrattato, ma è bloccata.
Ha l’impressione che loro volessero proprio che smettesse
di scrivere e cedere le costa fatica. Adduce la colpa alla stanchezza. E’
padrona della sua immaginazione, può riprendere in qualsiasi momento, senza
disturbi prodotti dallo stress.
Lo scrittore possiede la libertà di creare finzione, che è
una verità emotiva, non una qualità morale. Si tratta di tecnica. Ne è convinta
e l’atmosfera confusa che la circonda la snerva.
La giovane dorme agitata. Pensa che le sarebbe convenuto
uscire con gli amici, ma ‘il richiamo dell’utero’ non si è fatto sentire.
Poteva andare in un pub a bere qualche birra… La collana degli ‘avrebbe’ si
allunga, ma è nel letto, inquieta e sveglia.
- Devo scaricare i materiali tossici, come asseriva
qualcuno -, si dice la mattina successiva, mentre prepara la colazione. - Una
passeggiata in centro è l’ideale -.
Mentre mangia i cereali avverte di nuovo la presenza alla
sua sinistra.
E’ turbata. Le sedie sono tre, come nei giorni precedenti.
Sa di non essere sola e non vuole farsi domande.
- Tu non credi nella
felicità. Perché mi hai concepita capace di spremere la vita di tutti i giorni
per ricavarne follie, scorci di autentica bellezza? Mi hai distrutta mentre
assaporavo le piccole quotidiane felicità che danno senso all’esistenza -.
Lei comincia a sentirsi assediata. - Cosa volete da me? Non
esistete, se non nell’immaginazione! - La sua voce è strozzata mentre reagisce
e prova un senso di ridicolo davanti alla stanza vuota.
Mentre si sta vestendo decide all’improvviso di telefonare
all’agente della sua Casa Editrice.
- Sto andando avanti un po’ a rilento con l’ultimo romanzo
-, esordisce, - ma volevo chiederti cosa pensi sinceramente della mia
produzione letteraria -.
La donna che la segue da anni è visibilmente meravigliata.
– blocco dello scrittore? Non potrei crederci. Sei la nostra romanziera di
maggior successo commerciale. -
Lei è turbata, come se scoprisse una realtà non voluta. -
Solo commerciale? I miei libri non valgono, quindi, sono richiesti da una
cerchia di lettori popolari, non lasciano tracce! -
L’agente si infervora per tranquillizzarla. - Sei molto
richiesta dal mercato di massa. Dai il disincanto, il cinismo, le storie prive
di fronzoli. Scegli la verità. La gente vuole le storie che scrivi tu. -
Lei si congeda dalla donna in uno stato nuovo di
irrequietezza.
Loro, quando la vedono turbata, pensano che finalmente
hanno centrato l’obiettivo.
La ragazza si dirige direttamente allo studio, rivede le
pagine concepite negli ultimi giorni freneticamente e, si ritrova a commentare
ad alta voce: - Scrivo spazzatura. L’immaginazione è un incantesimo rischioso
per chi nella vita sceglie di essere realista, le parole diventano veleno. -
Una voce sembra accarezzarla: - Pensa alla storia del maiale, volevi assistere al macello, ma rifiutasti
di mangiarne la carne… E’ la stessa trappola. Esigi una vita priva di felicità,
di amore, di sogni, ma ti mancano. Provi a scriverli e ne hai paura. I
personaggi esclusi sono pericolosi. Ormai li hai creati, rivendicano la poesia,
le emozioni che sono s cappate dalla tua
penna. –
Lei si siede, prende un notes dal cassetto e senza pensare
al pranzo, seguendo l’ispirazione, inizia a narrare. Va avanti per ore e si
sente come un insetto catturato in una goccia d’ambra. Senza accorgersene
restituisce la vita alla Passione, al Sogno, alla Felicità…
Quando si ferma è stremata. Ma per la prima volta è andata
oltre la paura di denudarsi, di mostrare l’anima senza corazza, per la prima
volta è stata coraggiosa.
La stanza è vuota, lo sa. Ha restituito dignità alla sua
scrittura.
Forse venderà di meno, forse il manoscritto tornerà al mittente, ma non si è mai sentita così libera e… forse felice.
Fine svolgimento del n 2
Ti ringraziamo carissimo Condottiero!
RispondiEliminaCon questi "racconti multipli" noi ci stiamo divertendo. Ora ai volontari e graditi lettori diamo la parola..
Un abbraccio
Lillà e Margherita.
Nazario mio, ti ringrazio di cuore per aver dato spazio a questa bellissima avventura con Lillà, alias Edda, con la quale sto portando avanti vari racconti. L'esperienza la vivo anche con molti altri amici, ma soltanto con 'seme d'amore' ne abbiamo fatti quattro e stiamo lavorando sul quinto. L'unico modo per abbattere il tempo sospeso è concedersi alla passione e tenere vicini gli amici lontani attraverso essa. La tua Isola mi ha donato Edda ed è la prima dimostrazione di come si riescano ad annullare le distanze fisiche tramite l'esercizio della scrittura. Ringrazio te, la mia meravigliosa compagna di viaggio e vi giunga il mio abbraccio 'universale', come è solita dire lei...
RispondiEliminaUn esperimento narrato riuscito.
RispondiEliminaDue scrittrici insieme per sfidare la trappola del narrarsi narrando: tutto ritorna al centro dello spirito che occupa spazi e "presenze" invisibili ma reali.
"Narrare" è un confessarsi nelle immagini dei sogni svegli, "immaginare" è un ritrovarsi emergenti da un'irrealtà rifiutata dove Passione, Sogno, Felicità dovranno "ricollocare" la loro elevata valenza esistenziale (ammesso che l'esistenza sia un "fattore" autonomo e dimensionato su piani programmatici alternativi) strappandola a "notes" bianchi o vuoti, ricercandone funzioni e assiomi dimenticati, incardinandone significati e presenze in una "spiritualità" nuova (o quantomeno tendente alla unità della ricerca sull'ego ferito o infelice o represso...)
Le due autrici Lilla e Margherita attuano esattamente l'invenzione esistenziale per eccellenza e cioè disattendono il precetto per amare la "follìa creativa" dell'Arte senza limiti nè "paletti" ostruzionistici, ma protesa al superamento del "contesto" personale.
L'ontologismo spinto dell'inserzione tra il gioco del "concetto" quindi si stempera nel desiderio di "essere" in sè l'una per l'altra a compimento di un eccellente lavoro a "4 mani" di originale personalità e consistenza emotiva.
L'auspicio è quello di leggerle a seguire.
Marco caro... grazie di cuore! Il tuo è un commento di altissimo spessore, ricco, come sempre, di speculazioni filosofiche. Devo confessare che il merito è soprattutto di Edda, in quanto l'incipit è suo. Io ho provato a entrare sotto la sua pelle in uno dei due brani - preferisco non dire quale - e l'avventura mi ha appassionato moltissimo. La tua analisi centra l'essenza dei finali, se così li vogliamo chiamare, di entrambi i racconti. E ci sprona a continuare. Ti ringrazio dal profondo del cuore e ti abbraccio!
RispondiEliminaTi ringrazio molto mio carissimo amico, che sai sempre captare il senso degli scritti , anche se si nascondono e si intrecciano come in questo nostro esperimento a quattro mani. Hai trovato la giusta formula del nostro divertissement: follia creativa. Cercheremo di perfezionarla ulteriormente, perché lo facciamo con passione.
RispondiEliminaGrazie anche del tuo augurio e invito a continuare.
Un sincero abbraccio, Edda