XV
Se
questo silenzio è l’eco di polvere
sul
disordine di abbandoni inspiegati e delle colpe-
se
le madri anche avessero sbagliato
nella
bontà, se nella semina
avesse
avuto radici storte il seme
e
il tropismo della terra non ne avesse corretto
il
verso, servirebbe ora sfasciare
-
invocato, dei semi maturi, il dio -
per ricostruire a norma,
a
norma sgusciare come il giorno
nella
chiarità- origine, distesa arata, solco.
XVI
Essendo
presenti a tanto stupore, trattenere l’oro dell’alba
sui
boschi ancora neri del nord, nella ferita dei venti,
delle
radure il respiro- dei semi deposti dai
merli.
Come
torbiere custodire antiche memorie nel fondo.
Imparare
dai campi riarsi, il sogno di neve.
Cancellarsi
come neve, come neve crearsi.
XXVIII
Penso, molto semplicemente, che l’acqua
sia l’immagine del tempo.
Iosif Brodskij
Comunque
guardarsi intorno
da
un punto distante, avvertire
nella
fatica d’argine- agitarsi il fondo,
acqua
anarchica nel ribaltamento.
Sarà
questo gonfiarsi d’anse rabbiose
a
condurci dove si rammendano le colpe,
inconsapevoli
di cosa rimarrà
nell’iride
della mancanza,
quando
spossati torneremo
-nel
nulla, nel tutto - che siamo.
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