martedì 24 febbraio 2015

ROBERTO BENATTI: "IL POTERE DEI CAPELLI"


Roberto Benatti collaboratore di Lèucade


Il potere dei capelli

Lasciami legare i tuoi capelli
con un giunco fiorito,
voglio farne una treccia gonfia,
e sventolarla, scuotendo i ricordi nell’aria.

Lasciami toccare la tua capigliatura,
voglio immergermi  in quell’oceano scuro
dove i riflessi della sera
sono luci tremolanti di velieri alla deriva.

Audace nocchiero navigo a vista
fra fini lanugini di penombra
e sogni pieni di vele e alberature,
dense di caldi tramonti brumosi.

Ti passo le mie dita fra le chiome
e mi inebrio dei profumi rovesciati
su presepi di sculture bianche,
quasi fossero reti su prore insabbiate.

Affondo la faccia nella coltre spessa
e incantato nel rullio del porto
sento tra rive d’immobilità e silenzio,
l’impercettibile, primitivo, masticare di memorie.


Roberto Benatti

2 commenti:

  1. Caro Roberto,
    quanto eros sublimato e quanta capacità di esaltare la femminilità attraverso 'il potere dei capelli'. Ogni donna vive, più o meno consapevolmente, questo potere. E si possono distinguere le insicurezze, le fragilità proprio in base alla tendenza a cambiare spesso colore e taglio di capelli. Tu doni particolare lustro a questo attributo:
    "Ti passo le mie dita fra le chiome
    e mi inebrio dei profumi rovesciati
    su presepi di sculture bianche,
    quasi fossero reti su prore insabbiate"
    Rendi i momenti d'amore metafore struggenti scolpite dai gesti delle mani, che giocano tra le chiome...
    Non ho potuto fare a meno di pensare a una lirica del Poeta turco Nazim Hikmet "Le Pioggie"
    "Al sole brillano coi loro lustrini coi fili d'argento
    le piogge sono biondi capelli di sposa fanciulla
    la tranquillità delle tegole molli
    mi penetra a poco a poco"
    Se l'eros potesse sempre essere cantato con tanta delicatezza noi donne ci sentiremmo madonne... Grazie, Un abbraccio.
    Maria Rizzi.

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    1. Cara Maria, come non condividere e apprezzare quanto scrivi. Oggi manca il romanticismo, specie nei giovani. C'è astinenza di romanrticismo e sensibilità. Da tempo ormai c’è troppo materialismo, tanto da insinuare persino grettezza. Siamo dentro una cortina invisibile tra l’essere e il non essere. Una nube fatta spesso con polvere d’idolatria. Oggi si vuole tutto e subito…e lo si vuole toccare con mano. Non si ha la pazienza di aspettare. Non si dà più spazio alla fantasia, all’immaginazione. Saper aspettare significa magari anche soffrire un po’, ma questo poi esalta la bellezza del risultato che ci si aspetta. L’attesa dà vigore ai sentimenti. Siamo come dei terreni di coltura e di cultura, dove i semi dell’intelletto, della fiducia in se stessi fanno germogliare frutti di speranza. Abbiamo bisogno di ritrovare quel luogo di tempo, utile per sedimentare pensieri e gesti, memorizzare e vedersi. Dove non solo si è, ma ci si senta carne, muscoli, ossa e nervi. Dove raccontando si è raccontati quale infinitesima particella nutrita di sentimenti e di senso, di memoria e di immaginazione. Silenzi, tracce di canto, orme di danza, vestigia d'ombre scandiscono righe nello spazio: prossimo, vicino, lontano, altrove; nel fluire del tempo: inizio, svolgimento, termine. Un canto, a volte sofferto, fino ad accettarsi senza vergogna né paura. Nel luogo dell’esistenza dove si tessono e si intrecciano i fili della paura, del dubbio e della speranza. Orizzonte limite ed epifania della fragilità che scandaglia il segreto del vivere in un mondo fatto di sogni, gioie, desideri, fatiche e sofferenze. La signorilità, la gentilezza, la delicatezza, sono virtù dimenticate…quasi volutamente sepolte. Una sorta di classicità allo stremo, asserragliata tra paludi inespugnabili. Sarà sempre un sollievo, però, alzare gli occhi per guardare oltre quello che riusciamo a vedere. Sarà come sentire un altro tipo di fame: la voglia di scoprire il possibile esistente nascosto alla vista dopo la curva; l’aggricciarsi della pelle un istante prima di essere sfiorata; il brivido dell’istante interposto fra lo sguardo e il bacio. Un sollievo che aiuta a sciogliere il nodo intricato che ci tiene avvitati su noi stessi, ci offrirà un bastone, una stampella per poter andare ancora un po' avanti a piccoli passi. Allora anche i baci, le carezze, i sorrisi e anche le lacrime, avranno significato e consistenza. Saranno importanti per una devozione corporale, per una solenne cadenza di antichi canti con sbocchi di rapsodia. Saranno l'anima dell'amore che manca.

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