Luigi
Gasparroni: Sulle vette del cielo. Teramo. 2015. Pg. 44
Ad occidente il cielo s’è
adombrato,
sale da valle un vento che
depone
le ultime gialle foglie
tormentate
sul davanzale della nostra
casa.
All’improvviso tutto s’è
disfatto.
(…)
Dietro i vetri seguiamo la
bufera
nei nostri vecchi sogni
abbandonati. (Bufera).
Sogni,
malinconie, saudade, memorie che riportano a vita favole vissute, ritornate a
vivere sotto la spinta generosa di una poesia fluida, intima, musicalmente
attraente come gli endecasillabi di questa bufera. Quasi un ossimorico gioco
fra eufonicità semantica e turbamento interiore.
Una
vera effusione monografica, un caldo e variegato impatto emotivo; una plaquette
monotematica che partendo dal reale, dalle cose concrete cerca di aggrapparsi
all’oltre della vita; al di là di orizzonti che ci limitano, alle onde del
sublime dove “Neri uccelli alti nel cielo/ partivano verso mete lontane”. Verso
quelle mete a cui ambisce il poeta nel suo arduo tentativo di darsi ad
imperfetti di sostanza memoriale, ad immagini di forza attrattiva, di energica
luminosità, o di tarde primavere. Ed è il cielo il leitmotiv della silloge; il
cielo con tutta la pluralità della sua estensione immaginifica; della sua forza
simbolica: quello delle fredde stelle di settembre; quello toccato dai monti;
quello lunare; quello secco di nuvole, col sole che appena riscalda i muri; o
quello, alfine, che, in un tenero
tramonto, è un manto di madonna sull’altare. La
grande possibilità della poesia di Gasparroni, come spesso ho rimarcato,
sta tutta in questa simbiotica fusione fra realtà e verità, fra anima e natura,
fra quotidiano e schizzi che illuminano il verso. Ed è così che, rappresentando
le varie manifestazioni della volta
celeste, ricorre a richiami di aria nuova, di inverni, di autunni, di venti di
marzo, o di sere di campagna, per dirci di sé, e dei suoi intimi abbrivi. Un
redde rationem di emozioni, pensamenti e desideri rimasti sulla soglia di casa,
sempre fermi alle nostre cose; a proporci una cocente analogia fra il cielo che
si chiude e la vita che scorre:
… quando il cielo si chiude
nel suo mantello di cenere.
Abbiamo poche ore per morire.
(Desideri).
Nazario Pardini
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