Maria Rizzi collaboratrice di Lèucade |
Anime Graffiate di Maria Rizzi
a cura di Valeria
Bellobono
"Anime Graffiate" non è un libro, ma
un'esperienza sensoriale. Un'emozione che ti prende per la gola e ti
trascina, pagina dopo pagina, verso
mille turbinii che sanno di fuoco, di incenso, bagnati di lacrime, inondati di
passione. È veloce, importante, scorrevole e vellutato. Lo sfogli lentamente,
assaporandolo come un frutto, per poi morderlo all’improvviso per cercare di
arrivare al succo. È buono, forte, intenso, estremamente vivo. Sa di pesca e di
arancia, di mango, di uva e di mirtillo. È un connubio di sfumature, in cui il
verde della steppa si sposa con l’azzurro del mare, confondendosi nel grigio
della città, per poi riscattarsi attraverso il rosso del cuore, che è poi lo stesso colore
del sangue. Ha il profumo del limone. Acuto,
acre, profondo. Resta attaccato ai sensi come la vista degli agrumeti che giocano a nascondersi tra la
costiera amalfitana e il Cilento. È una scoperta. Anime Graffiate è un dono. È
giallo. Ma è anche oro. Anime Graffiate è
come il sole. Avvicenda albe, tramonti e mezzodì infuocati, alti come
ideali, splendenti come sogni.
L'Autrice porta a riflettere su tematiche estremamente importanti,
solo apparentemente lontane fra loro,
che scrollano con ovattata violenza il lettore dalla propria quotidianità e dal
sonno che caratterizza questo momento storico.
"Io ci sono, guardami!"
sembra il disperato appello degli inconsapevoli protagonisti della storia,
personaggi di tutti i giorni, sì, ma del nostro tempo, della nostra cronaca,
della nostra colpevole assenza. Vicini o lontani, ma comunque veri, sanguigni e
feroci come barbari, fragili e affamati come cuccioli.
È una lunga storia in cui si mescolano cronaca
(maledettamente reale), raffinata psicologia e personaggi dall'umanità
devastante. Pagina dopo pagina, i protagonisti prendono sempre più corpo,
identità, uscendo dalla carta per presentarsi in tutta la loro prepotente
fisicità. Non ho potuto fare a meno di scorgerli davanti ai miei occhi nella
loro sofferenza, maturità o esperienza di vita. Tutti. Ho respirato i loro
odori, spiato vite che non mi appartenevano, commuovendomi fino alle lacrime e
divorando avidamente ogni loro fragilità.
Sono certa che ne verrebbe uno splendido film.
Ciao Stefano, sarebbe
bello che tu fossi vero.
Ciao Christa, ciao
Tania, ciao Lena. Il mondo vi deve molto, vedrete che le cose cambieranno.
Ciao Lila, perdona la
nostra assenza.
Ciao Valentina, ora
puoi riprenderti la tua età.
Ciao Giulia, sei una
donna rara.
Ciao Laura, l’amore
ti aspetta, corri a prenderlo.
Il tema della prostituzione minorile è trattato con una
delicatezza senza eguali. Maria Rizzi racconta senza giudicare, lisciando con
le sue dita di mamma i volti violati di bambine che avrebbero bisogno solo di
una carezza o di un giocattolo. Indaga un tema nero avvolgendolo di bianco,
facendo sì che il lettore si immerga nella narrazione attraverso un approccio
consapevole e accogliente. La scabrosità del male lascia il posto alla verità,
senza orpelli, ma anche priva di pillole edulcoranti.
La carne cruda di
cui pochi hanno il coraggio di parlare torna a vestirsi di rosa, privata
dall’aura di malizia e di finta seduzione in cui in tanti si tuffano, quasi a
cercare una giustificazione. I cacciatori di bambine non sono soltanto gli
aguzzini che le torturano. Sono anche quelli che girano la testa dall’altra parte, tutti
coloro che non si soffermano a tendere una mano, ad ascoltare un silenzio.
Siamo tutti colpevoli.
Finzione e realtà si abbracciano, o meglio, si
arrampicano l’una sull’altra, amalgamandosi, scontrandosi, ricomponendosi e poi
rassegnandosi. Il mondo è anche questo. Il mondo è Inferno e Paradiso insieme. Non c’è scampo, ma
si può combattere. E l’arma migliore per farlo è la conoscenza. Le ferite possono guarire e
anche i lesioni dello spirito possono rimarginarsi con l’unguento giusto, i cui
ingredienti sono unicamente cura, pazienza e calore. Lo stesso calore che deve
essere trasmesso alle persone che amiamo, non dimenticandoci mai di dire loro
quanto sono importanti per noi. Basta giocare a fare
finta di essere forti, a costruirsi come super uomini impegnati o eroine in
carriera. Alla fine torniamo tutti ad aprire la porta di casa, facendo i conti
con i soldi che non ci sono, con la mancanza di un figlio da amare, con la
nostalgia di una moglie che non ci vuole più o di un uomo che è andato via per
sempre. Siamo tutti prigionieri della vita e allora ci lasciamo vivere, tra le
lacrime, la rassegnazione o la sopportazione. Lo sa bene Stefano, padre part-time che vive l’inquietudine di una terra
di mezzo, in cui i diritti di essere genitore sono spesso sepolti insieme alla
felicità dei figli. Su cosa sia più giusto non c’è una regola, se non quelle
imposte dalla legge, dalla ragione, o, più spesso, da un desiderio di libertà
che paga un prezzo troppo alto.
L’Autrice ci insegna che l’epilogo, invece, lo possiamo
scegliere noi. Alzandoci, scrollandoci di dosso il torpore e correndo, lievi e
rinfrancati, verso una meta, che sia la nostra salvezza, o una semplice, nuova opportunità. Le cose possono cambiare,
noi siamo le cose.
La storia di tutti noi si apre e si sfoglia proprio come
un libro. Questa si chiude insieme alle mille anime graffiate che lo popolano,
collocando ciascuna di loro al proprio posto e ricomponendo un puzzle che il
lettore immagina sarà foriero di sollievo e di pace. O forse soltanto di novità
e colpi di scena, ma questo non è dato saperlo. È giusto lasciarli immersi
nelle loro storie, tra le vite di carta che stanno ancora vivendo; mi sembra di
ascoltare le loro voci, sento che stanno meglio. Riesco ad afferrare frasi e
timide risate, promesse e batticuori sommessi. Si comincia. Si ricomincia,
perché non è mai troppo tardi per imparare ad essere felici.
Ora sento di nuovo il profumo dei limoni della costiera,
ma lo avverto sempre più lontano, sempre più tenue. È sfumato come un pastello,
ma mi ha impregnato il cuore.
Ho terminato la lettura
e mi sono arresa al sorriso dal
gusto agrodolce che si è aperto piano sul mio volto. Sento sussurrare parole
che vanno lette al di là delle righe, voglio continuare a vivere. Mi sento
un’anima graffiata, Maria, più consapevole di ieri anche grazie al tuo
racconto, a questa storia drammaticamente vera, densa e corposa come le tue
parole. Il nero dell’inchiostro può cedere
finalmente spazio ai colori, finalmente si è fatto giorno.
Avevi ragione tu, occorre vivere come se fosse
importante.
Questo scritto è molto più che una recensione. E' un'opera di grande afflato poetico e umano, ed è questo il modo di fare critica che io prediligo. Il critico non deve essere uno sparasentenze presuntuoso, come molto spesso accade, ma deve restituire con le sue parole la pura e semplice risonanza che una determinata opera ha avuto nel suo spirito. Se il transfert non avviene non vuol dire che l'opera non vale, ma semplicemente che lascia indifferenti. Questo per dire che ciò che interessa realmente, attraverso la lettura, è di capire chi siamo noi, non colui che scrive. Sta qui l'universalità dell'arte e della poesia. Quando ci si avvicina all'arte i parametri dell'universalità si trasformano, perché l'arte non parla a tutti, come fosse un messaggio pubblicitario, ma al cuore di ognuno.L'opera è uno specchio. Non soltanto per il fruitore, che attraverso di essa entra in relazione con se stesso, ma prima ancora per lo stesso autore che ne approfitta per dialogare con se stesso.Scrive Valeria: "Ho terminato la lettura e mi sono arresa al sorriso dal gusto agrodolce che si è aperto piano sul mio volto. Sento sussurrare parole che vanno lette al di là delle righe, voglio continuare a vivere". E' sufficiente questa annotazione per far si che "Anime graffiate" di Maria Rizzi entri immediatamente nelle nostre menti e nei nostri cuori, spingendoci a sfogliare e ad amare le pagine di un libro scritto con il sangue e con l'anima. Complimenti vivissimi.
RispondiEliminaFranco Campegiani
E dopo aver assaporato tutti i gusti di una Valeria che ha volato sulle pagine del romanzo, dimostrando quanto effettivamente si possano leggere i testi con i cinque sensi e riuscendo, con rara maestria a identificare la località nella quale é ambientata la storia, che non avevo contestualizzato, mi ritrovo a leggere il commento a Valeria del nostro Franco, che accresce il valore di critico letterario di questa giovane donna, che sembra una madonna preraffaellita, ma ha la forza, le risorse e la magia di recarsi laddove la cultura chiama, ovvero nel territorio di quello che il caro Amico definisce 'il dialogo con se stesso'... Ringrazio entrambi commossa e ne approfitto per rivolgere il mio umile 'grazie' a Colui che tanto spazio ci concede sul mio blog.
RispondiEliminaMaria Rizzi
Mi accodo a quanto affermato dagli amici: lo scritto di Valeria Bellobono è esemplare - senza mezzi termini - perché riesce a mettere in atto quel "transfert", di cui parla Franco, senza il quale la critica non può assolvere al suo compito più alto: vale a dire (e non si arricci il naso) di riscrittura dell'opera stessa; nel caso in questione, di un romanzo, "Anime graffiate" (indelebile nella mia memoria), che ho gustato sentendo nuovamente bruciare nell'anima quei "graffi", ma come se fosse la prima volta. Di più: giovandomi del lenimento di quel "profumo di limone" che ti avvolge dall'inizio alla fine.
RispondiEliminaCredo bene che Maria sia rimasta commossa: questa non è una relazione ma - voglio usare le parole di Valeria - "un'esperienza sensoriale", e spirituale, aggiungo, che non può che rendere felice chi la riceve.
Concludo - prendendo questa volta in prestito le parole del romanzo, (Maria me lo consentirà) - per adattarle a questo vero e proprio gioiello: "Occorre (scrivere) come se fosse importante". E Valeria ci è riuscita egregiamente, in quanto ha fatto suo - già prima di leggerlo - il senso profondo della vita che stilla da "Anime graffiate".
Sandro Angelucci
Franco Campegiani, Maria Rizzi, Sandro Angelucci, le vostre parole mi commuovono, lo giuro. Sono felice di condividere con voi la gioia massima delle parole e i turbamenti che derivano dallo sfogliare pagine che trasudano vita e maestosa presenza.
RispondiEliminaAnime Graffiate è stato per me un faro tra le onde dell'inchiostro, perché apre porte oscure, illuminando il cuore a giorno...
Grazie, grazie, mille volte grazie per le vostre note, delle vere "recensioni" alla mia recensione. Vi considero dei maestri e sono onorata di fare parte di questa piccola, grande, splendida famiglia.
Con stima, affetto e amicizia.
Valeria Bellobono